Per la dodicesima volta il Festival della Dottrina sociale della Chiesa
giovedì 24 novembre 2022

Caro direttore,
«Potremmo anche concederci il piacere di lasciare fuori da questa assemblea la politica urlata, interpretando una politica alta e nobile che, senza nulla togliere alla fermezza dei diversi convincimenti, dia prova di rispetto per gli avversari, si apra sinceramente all’ascolto, si esprima con gentilezza, perfino con mitezza». Le parole pronunciate da Liliana Segre al Senato in apertura della XIX Legislatura spiegano il senso del tema della XII edizione del Festival della Dottrina Sociale della Chiesa (Verona 24-27 novembre 2022): «Costruire la fiducia. La passione dell’incontro». Viviamo un tempo postmoderno caratterizzato non solo da passioni tristi ma infestato dalla passione dello scontro. E non è solo la politica urlata a preoccupare.

La guerra russo-ucraina, scatenata in questa nuova fase dall’aggressione decisa dal presidente Putin, è come ogni guerra orrore e morte e, dopo 80 anni, rappresenta se non la prima certo la più grave lacerazione del sentire conviviale che si era instaurato in Europa. Davanti a noi sta un compito immane. Superare le ferite che il Covid prima e la guerra dopo stanno infliggendo. Riparare alle distruzioni materiali e umane, alle sofferenze e alle paure di questa follia bellica. È tempo di azioni diplomatiche coraggiose. È tempo di riscoprire l’arte della mediazione politica e l’arte dell’incontro. Qui in Italia anche tra maggioranze e opposizioni per il bene del Paese. Ma spesso i politici dimenticano che le parole sono pietre e possono, la storia ce lo insegna, diventare benzina per l’odio e il rancore sociale.

Don Adriano Vincenzi, il fondatore del Festival della Dottrina Sociale, amava dire che la cosa più importante per un cattolico è essere lievito. Non vivere per farsi notare, con il distintivo del cattolico. Ma farsi riconoscere da come si ama. Oggi abbiamo bisogno del lievito della pace e della passione dell’incontro. È facile appassionarsi allo scontro. I talk show televisivi ce ne offrono uno spettacolo quotidiano. La Dottrina Sociale invece è una pedagogia dell’incontro, un patrimonio non solo dei cattolici ma dell’intera umanità. Alcuni la conoscono senza praticarla. Molti la praticano senza conoscerla. È a questi ultimi che si rivolge in particolare il Festival. Perché il miglior modo di farla conoscere è far parlare i fatti. Dalle buone pratiche dell’economia civile alle esperienze fraterne della sanità. Dalla bellezza del dono delle cooperative sociali al premio imprese per il bene comune. Dalle tavole pensanti dei giovani alle storie vere di famiglie postmoderne che hanno conosciuto le tragedie dello scontro e hanno sperimentato, con i percorsi di Caresto e di Betania, l’arte di ricominciare.

Dalle ricerche su democrazia e autocrazia alla giustizia riparativa, quando vittime e carnefice si mettono a dialogare e ad ascoltarsi. La passione dello scontro è una passione facile e contagiosa. La passione dell’incontro è faticosa, ma alla fine vincente. La pace, ci ricordava don Tonino Bello «è un cammino in salita, non è un dato, ma una conquista. Non un bene di consumo, ma il prodotto di un impegno. Non un nastro di partenza, ma uno striscione d’arrivo».

Direttore de “La Società”

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