La non esemplarità degli «onorevoli» e il vero senso della moderazione
giovedì 12 settembre 2019

Caro direttore,
obbligatorio o meno, da insegnante ho sempre dedicato molte ore di lezione all’Educazione civica. Soprattutto a partire dalla lettura dei quotidiani e conversando con i ragazzi sui principali fatti di cronaca e attualità: sono state ore bellissime. Tra pochi giorni, ad esempio, sarà ovvio parlare di quanto avvenuto la scorsa estate, crisi e formazione del nuovo Governo inclusi. Bello sarebbe far vedere agli studenti spezzoni di alcune significative sedute del Parlamento, ad esempio quelle in cui il presidente del Consiglio ha presentato il programma del suo Governo: per far comprendere le dinamiche della nostra democrazia, e perché si rendano conto di quanto chi ci rappresenta sta elaborando per il nostro e il loro futuro. C’è però un problema. In nessuna classe di nessu- na scuola di nessun Istituto d’Italia si consente ai ragazzi di tenere un comportamento irrispettoso, sguaiato e insolente quanto quello tenuto dai nostri senatori e deputati. Imbarazzante, no? Mi chiedo: davanti a sceneggiate del genere come si fa a coltivare nei giovani il rispetto delle Istituzioni? Questi personaggi non si rendono conto dell’inqualificabile spettacolo che offrono a tutto il Paese, non si vergognano, se non altro di fronte ai loro figli da cui certamente pretendono ascolto e almeno un minimo di buona educazione? Questi deputati e senatori sono davvero le stesse persone che poi discutono e legiferano sulla scuola, sulla formazione, sull’obbligatorietà dell’Educazione civica?

Marina Del Fabbro, insegnante presidente Uciim di Trieste

Tutte le domande che lei pone hanno in sé la risposta, cara professoressa. Nonostante la mia ormai lunga esperienza di cronista, neanche io mi abituo e mi rassegno a questo degrado del costume politico e istituzionale oltre che, spesso, della pura e semplice buona educazione. La non esemplarità di troppi 'onorevoli' in questi anni è diventata una vera e propria tragedia civile. Spero perciò che la 'stagione della mitezza' annunciata dal premier riconfermato Giuseppe Conte sia vera, lunga e contagiosa. E che in molti, nei diversi partiti, comprendano che la moderazione non è un solo un possibile contenuto della politica, ma prima di tutto è uno stile e per un cristiano anche una categoria dell’anima. Che non esclude mai la chiarezza, persino affilata, delle posizioni e che non annacqua e non abbassa le visioni ideali, ma le rende umanamente sostenibili e scongiura il rischio del fondamentalismo.

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