giovedì 15 luglio 2010
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Notizie confortanti. Nonostante la crisi la lettura nel nostro Paese cresce. Lentamente, ma cresce. E si registra un fatto interessante: il lettore "religioso" cresce di più di quello "generalista". Chi sceglie un libro di argomento religioso non è anziano, appartiene a una categoria fatta di docenti universitari, operatori di aziende, insegnanti, insomma quella categoria sociale che "fa opinione". E la Bibbia si conferma la superstar della classifica dei volumi a sfondo spirituale. È quanto emerge da un incontro svoltosi ieri a Bergamo in occasione della presentazione del secondo report elaborato dall’Uelci, dal titolo "Il mercato dell’editoria cattolica e della libreria religiosa".Notizie confortanti, chiariamo subito, alla luce della situazione generale, che vede comunque un incremento, per gli ottimisti, o sicuramente una forte resistenza, per gli iperpessimisti, della lettura. Prima della scrittura sono nate grandi civiltà, ma l’oralità aveva un altro peso simbolico. Nella civiltà della scrittura se non leggi ti ammali. Confortanti quindi, queste notizie, per il Paese, e certo anche per gli editori cattolici, ma non perché questi siano a priori preferibili. Tra l’altro sarei in irredimibille contraddizione, essendo la maggior parte dei miei libri pubblicata da editori non religiosi, ma "generalisti", per usare il termine corretto e corrente anche se non chiarissimo.Gli editori religiosi non sono a priori migliori ma hanno un grande merito: cataloghi chiari, segnati da una forte ispirazione culturale, da un disegno. Che non si limita, nella maggior parte dei casi, a una produzione apologetica, tanto meno propagandistica. Gli editori religiosi si caratterizzano in gran parte per la produzione di libri che affrontano la vertigine della spiritualità, da punti di vista multiformi e complessi. E di conseguenza da qualche tempo alcuni editori "generalisti"provano a dedicare spazio a tematiche spirituali, religiose, a volte francamente cristiane (tal altra al cristianesimo ferocemente avverse).D’altro canto una società che non si interroga in termini religiosi (anche con risposte negative) è una società decadente, o morente. Per essere chiari: la Divina Commedia, non è una scoperta degli editori religiosi, i grandi editori ne offrono, fortunatamente, edizioni annotate, lussuose ed economiche, per tutti i gusti e i portafogli. Chi non comprende la portata spirituale e religiosa di poeti come Leopardi e Baudelaire, e della poesia in genere, è un caso preoccupante. E l’editoria tradizionale copre benissimo questo settore. Da quando sono bambino ho letto i vertici della visione spirituale, da Omero a Melville  a Hemingway, nei libri di quell’editoria. Ma un tempo, accanto a quel libri, quell’editoria ne produceva altri commerciali ma degni, gialli, polizieschi, manuali. Non inventava scrittori, pescando nel mondo dei mezzi divi televisivi, del calcio, della canzonetta, della cronaca rosa o nera. Ora non è così. Ora basta andare al Grande fratello o all’Isola dei famosi, basta finire dentro per droga o altri pasticci per pubblicare un  libro.Gli editori religiosi mantengono una seria e nobile concezione dell’editoria e della cultura. Alcuni in forme aperte, profonde, altre in forme più popolari e meno convincenti. Ma il lettore sa che si può fidare. Può spendere bene i suoi euro. L’acquisto di un libro è un piccolo sacrificio che deve essere ricompensato, con gli interessi.E la gente ha bisogno di temi forti. Quelli di Amleto, quelli della vita, del senso del mondo. Ha bisogno di libri che parlino dell’assoluto, come ha bisogno di pane. Altro che "oppio dei popoli ", lo slogan più infelice di tutta la letteratura tedesca.
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