mercoledì 5 novembre 2008
COMMENTA E CONDIVIDI
Che molti studenti, univer-sitari e delle scuole medie, abbiano espresso nelle piazze d'Italia il loro rifiuto al decreto Gelmini, ora nuova legge sulla scuola, lo si è ben capito. È un fatto politico del quale il governo pare ora intenzionato a tenere in qualche modo conto. Tuttavia, occorre aggiungere, che è anche emersa una grande sproporzione tra la modesta portata del decreto e le imponenti manifestazioni di piazza. Così come analogamente sproporzionata appare la risposta di Walter Veltroni di ricorrere ad un referendum abrogativo. La legge si caratterizza più per quel che non contiene sulla scuola che per le novità introdotte. In effetti, al di là dei tagli indiscriminati ed imposti dall'iniziativa del Ministro del Tesoro, si è forse polemizzato in modo eccessivo su piccoli cambiamenti quali il voto in condotta (o non ci lamentavamo tutti del bullismo nelle scuole?), il ritorno ai voti espressi in numeri (discutibili ma indubbiamente più chiari delle parole), il maestro prevalente (pur sempre accompagnato dagli insegnanti di inglese e religione). Soprattutto in politica de minimis non curat praetor. In effetti, l'attenzione delle forze politiche dovrebbe essere concentrata più sulla carenza di investimenti per la ricerca e sulle iniziative necessarie per raccordare la scuola all'economia e alla società che sui dettagli del provvedimento. Con un'attenzione, tuttavia, per il futuro dei nostri giovani. Questo è il punto essenziale che, al di là degli slogan urlati dagli studenti, le manifestazioni studentesche hanno comunque espresso: pende sul Paese, più che una saltuaria emergenza scuola, una sovrastante e ben più grande, da tutti sottovalutata, emergenza giovanile. Il decreto Gelmini si è calato in una realtà, quella dei nostri giovani, che si caratterizza, appena ognuno di loro mette un piede fuori della scuola, per inappropriatezza degli impieghi lavorativi rispetto agli studi fatti, precarietà del lavoro, disoccupazione, fuga all'estero dei cervelli migliori, difficoltà ad acquistare una casa e a farsi una famiglia. Una realtà, in altre parole, di giovani con troppe incognite. È tale contesto che spiega forse la "discesa in campo" di molti studenti, a prescindere dalle etichette ideologiche, appena qualcuno gliene offre l'opportunità. Quando piccoli nuclei contrapposti si sono scontrati a Roma, a piazza Navona, ha così commentato una ragazza con un linguaggio crudo ma efficace: «Che vadano a quel paese, a noi importano la nostra situazione e i nostri problemi». Appunto, la situazione oggi nella scuola e domani fuori della scuola. È, dunque, alla questione giovanile in generale che dovrebbero essere rivolti l'attenzione e gli impegni delle forze politiche. Di governo e di opposizione, perché, a ben vedere, è l'intera classe politica che è in grave ritardo rispetto ad essa. Serve ben altro che il populismo di un referendum sui grembiulini! Serve, si diceva, un raccordo tra ciò che andrebbe fatto nella scuola per rinnovarla e per collegarla alla società civile e ciò che andrebbe fatto per inserire a tutti gli effetti i giovani nella comunità nazionale. Serve ridare speranza ai nostri figli. Al dunque, chieda l'opposizione e il governo si impegni ad immettere significative risorse nella ricerca, vincolandole a chiari criteri di valutazione di uomini, di progetti, di risultati. Ancora, e contemporaneamente, si chieda e si metta a punto un grande piano per l'occupazione giovanile e per dare la casa a tutte le giovani coppie, ben al di là dei ventimila alloggi annunziati dal governo. Un piano non già sorretto da qualche modesto incentivo bensì in larga misura sostenuto da risorse pubbliche, posto cioè a carico dell'attuale collettività. Qualcuno ha dimenticato che noi tutti abbiamo posto a carico delle future generazioni lavorative l'attuale enorme debito pubblico? Insomma, se le forze politiche riuscissero ad ammettere che il Paese non ha tuttora risolto la questione dei propri figli, esse capirebbero che è venuto il momento " se non ora, quando? " di fare un passo avanti per risolverla.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: