Così la demografia sta cambiando gli assetti di potere nel mondo
domenica 19 gennaio 2025

Molte analisi negli ultimi tempi hanno insistito sulla possibilità di un riassetto geopolitico del mondo, guidato dall’ascesa del cosiddetto “Sud globale” e dal contestuale ridimensionamento del potere dell’Occidente. Dal punto di vista della popolazione questo cambiamento è incontestabile. È però il caso di chiedersi se non siano in corso, su piani geografici diversi, altri riassetti simili, che hanno e avranno ricadute geopolitiche significative.

Nel 1950, l’Occidente, inteso come l’insieme delle popolazioni del Nord America e dell’Europa (esclusa la Russia), rappresentava un quarto della popolazione mondiale. Il suo potere relativo era in realtà molto maggiore, considerata l’influenza che esercitava nei territori coloniali o in quelli che avevano da poco ottenuto l’indipendenza. Nel 2020, 75 anni dopo, il peso demografico dell’Occidente nel mondo si è dimezzato. E nel 2050 l’Occidente potrebbe addirittura rappresentare solo il 10% della popolazione mondiale. Di conseguenza, e in modo simmetrico, i cosiddetti Brics+ (allo storico gruppo dei Brics, rappresentato da Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica, dopo il vertice di Kazan del novembre 2024 si sono aggiunti Egitto, Etiopia, Iran, Emirati Arabi Uniti, ndr) stanno facendo leva sull’aumento del loro peso demografico relativo per rivendicare una maggiore influenza sullo scacchiere geopolitico globale, oltre che all’interno del cosiddetto “Sud globale”.

Questo riassetto generale non deve farci dimenticare gli altri cambiamenti in atto, su scale geografiche diverse, a cominciare da quanto sta avvenendo nel continente americano.

Per più di un secolo e mezzo l’America del Nord, in particolare gli Stati Uniti, hanno considerato l’America Latina – in conformità con la cosiddetta Dottrina Monroe del 1823 – la loro “riserva di caccia”. È vero che nel 1950 il Nord America era ancora un po’ più popoloso dell’America Latina, ma da quell’anno la sua popolazione ha incominciato a diventare nettamente minoritaria nel continente, e si prevede che lo rimarrà anche nel 2050, quando dovrebbe rappresentare solo un terzo circa della popolazione complessiva delle Americhe.

È in questo contesto che, ad esempio, la politica diplomatica del Paese più popoloso dell’America Latina, il Brasile, fortemente attivo nei Brics+, ha cessato di seguire quella degli Stati Uniti, come si è visto ad esempio nel caso del conflitto tra Russia e Ucraina.

Un altro spostamento di pesi rilevante, in questo caso a livello intercontinentale, riguarda l’Europa e l’Africa. Nel 1950, l’Europa (esclusa la Russia) era due volte più popolosa dell’Africa, dove manteneva diverse colonie. Ma dinamiche demografiche opposte (una forte espansione in Africa, l’inverno demografico in Europa) hanno completamente ribaltato la situazione. E c’è di più: entro il 2050 il numero di abitanti in Europa potrebbe arrivare ad essere solo un quarto di quello dell’Africa.

Di fronte a uno scenario di questo tipo c’è ancora da stupirsi se molti Paesi africani stanno sempre di più affermando la propria indipendenza dalle ex potenze coloniali?

Guardiamo ora all’area del Mediterraneo. Nel 1950 il Sud Europa aveva una popolazione tre volte più numerosa rispetto a quella del Nord Africa mediterraneo. Nel 2020 queste due aree geografiche sono invece arrivate ad avere lo stesso numero di abitanti, circa 200 milioni. Ma si tratta solo di una tappa dell’evoluzione demografica che condurrà a un nuovo equilibrio: nel 2050, per ogni 10 persone che vivono nell’Europa mediterranea, potrebbero essercene 16 sulla sponda nordafricana del Mare Nostrum, a testimonianza di un riassetto senza precedenti e che è destinato a proseguire.

Un ultimo esempio che si può fare riguarda la trasformazione che è attualmente in corso in Asia. Nel 1950 la popolazione dell’India era inferiore di un terzo rispetto a quella della Cina. Dal 2022 l’India ha incominciato ad avere più abitanti della Cina, e questa supremazia è destinata ad aumentare nei prossimi decenni. In un tale contesto la Cina può avere maggiore interesse a promuovere collaborazioni con l’India e con i Brics+, piuttosto che alimentare gli aspetti conflittuali delle loro relazioni.

È possibile che questi movimenti demografici stiano contribuendo a ridisegnare la geopolitica mondiale: le alleanze di ieri e di oggi sono destinate a cambiare anche a causa dei nuovi equilibri che stanno emergendo a livello di popolazioni.

Professore alla Sorbona
Presidente della rivista “Population & Avenir”
dalla quale è tratto questo articolo

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