L'inaccettabile sregolata accoglienza
mercoledì 4 gennaio 2017

È inaccettabile che una ragazza di 25 anni che ha attraversato il Mediterraneo per cercare una speranza di vita muoia da sola in un bagno di un centro di accoglienza. È inaccettabile che solo dopo ore sia arrivata una richiesta di assistenza sanitaria al 118. È inaccettabile che tutto questo sia accaduto in un centro che avrebbe dovuto accogliere 120 persone e in cui ora sono stipati 1.500 migranti in condizioni difficili, ammassati in tende e tendoni. Un centro oltretutto gestito da una cooperativa che è attualmente coinvolta in ben tre inchieste, tra l’altro per presunte truffe e maltrattamenti. E sulla quale sta mettendo gli occhi, come scriviamo nel giornale di oggi, anche l’Anac di Raffaele Cantone. Ed è ovviamente inaccettabile che la protesta di alcune decine di migranti, dopo la morte della ragazza, sia sfociata in una sorta di 'sequestro' degli operatori del centro. Niente giustifica la violenza, anche solo minacciata, ma non può essere ignorato tutto il resto, cioè quanto ha preceduto la dura protesta. Non è la prima volta che accade e che dobbiamo scriverlo. È successo nel 2008 con la rivolta di Castel Volturno, dopo la strage di sei migranti, uccisi dal gruppo camorrista di Giuseppe Setola, ma anche dopo anni di sfruttamento. È successo nel 2010 con la rivolta di Rosarno, dopo le violenze della ’ndrangheta e dei caporali contro i lavoratori africani, anche qui dopo anni di sfruttamento. Violenza ed emarginazione chiamano violenza. No, proprio non va. Soprattutto non va che ora si ripeta. E non solo a Cona.

Lo abbiamo raccontato tante volte, l’Italia è bravissima nel soccorrere i profughi del mare, efficiente e generosa nel salvare chi si mette in viaggio su barconi e gommoni, sfruttati da trafficanti e mercanti di vite. Siamo bravissimi nell’accoglienza nei porti. Li abbiamo visti in quello di Reggio Calabria, volontari e uomini delle istituzioni, fianco a fianco, quasi indistinguibili, cuore e professionalità, sorriso e ordine. Lì, come in tante altre realtà. Per decine di migliaia di vite. Ma dopo? Qui cominciano i problemi e Cona, purtroppo, ben li riassume nelle negatività. Soprattutto dopo gli scandali di 'mafia Capitale', quelli del Cara di Mineo e di altri megacentri, erano emersi gli affari e le sofferenze di un sistema perennemente in emergenza e proprio per questo inefficiente e permeabile a furbi, corrotti e corruttori. E forse inefficiente proprio per favorirli. Tutto finito? Sembra proprio di no. Accoglienza diffusa, era stato l’impegno, grazie all’accordo tra Stato, Regioni e Comuni. Il modo migliore, a detta di tutti gli esperti, per non creare problemi e tensioni, per provare davvero a passare dall’accoglienza all’integrazione, per tenere alla larga gli affaristi sulle pelle dei migranti e coi soldi pubblici. Molte sono le belle storie al Nord come al Sud. Ma i megacentri ci sono ancora, proprio perché questa accoglienza diffusa, e preziosa, c’è solo in parte. Così si ricorre magari a ex caserme, come a Cona.


«Sono purtroppo situazioni che abbiamo dovuto individuare a fronte della pratica impossibilità di trovare altre soluzioni», aveva denunciato l’allora prefetto di Venezia, Domenico Cuttaia, ascoltato lo scorso 29 settembre dalla Commissione parlamentare d’inchiesta sul sistema di accoglienza, identificazione e espulsione, proprio sul caso Cona. Aggiungendo che nel Veneto ben 323 Comuni su 576 non avevano accolto neanche un richiedente asilo. Così, con l’acqua alla gola, si ricorre ai megaghetti, dove le tensioni sono in agguato. Non a caso quella di lunedì sera non è stata la prima protesta, preceduta da altre sia per il cibo che per i ritardi nelle pratiche di riconoscimento di asilo. Numeri e condizioni non aiutano. E certo non aiuta l’intenzione di riaprire e incrementare i tanto criticati Cie. Soprattutto se saranno destinati a chi ha commesso reati assieme a chi ha commesso solo il 'reato di clandestinità' (indecente fattispecie ancora assurdamente presente nel nostro ordinamento) e a chi ha ricevuto un 'no' alla richiesta di asilo. Un miscuglio ad alto rischio. L’accoglienza e l’integrazione devono andare di pari passo col rispetto delle regole, ma senza scorciatoie o soluzioni che hanno già fallito. Altrimenti si provocano solo sofferenze, sfruttamento e loschi affari. Inaccettabili.

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