La nuova guerra di Trump contro i migranti: deportati verso il Sud Sudan
mercoledì 25 giugno 2025

I “Paesi terzi”, aggettivo quasi rassicurante, meritano sempre una attenzione particolare. Specialmente se un organo della magistratura autorizza un governo a deportarvi migranti. Riepilogo veloce. La Corte suprema degli Stati Uniti ha accolto ieri la richiesta d’urgenza del presidente Donald Trump di riprendere le espulsioni dei migranti verso Paesi diversi dalla loro patria, compresi luoghi come il Sud Sudan, e con un preavviso minimo. La decisione rappresenta, secondo gli osservatori politici, una vittoria significativa per l’amministrazione Trump, la quale aveva sostenuto che un tribunale di grado inferiore avesse usurpato la propria autorità ordinando al Dipartimento della sicurezza interna di fornire ai migranti un avviso scritto su dove sarebbero stati indirizzati, nonché la possibilità di contestare l’espulsione adducendo come motivazione il timore di essere torturati. I tre giudici liberal della Corte hanno espresso dissenso. Gli altri sei sono conservatori, tre dei quali nominati da Trump durante il precedente mandato.

Veniamo dunque al Sud Sudan, caso più clamoroso di Paese “terzo”. Una definizione ipocrita alla prova dei fatti - quelli che il secondo presidente americano John Adams definiva argomenti testardi - perché non tiene conto, ad esempio, della miseria del Paese che occupa il 181° posto su 188 nazioni nell’Indice di sviluppo umano, con solo il 27% della popolazione alfabetizzata e un’aspettativa di vita di 57 anni. E non considera soprattutto l’emergenza umanitaria in atto e il pericolo di ripresa della guerra civile nell’ultimo Paese africano a raggiungere l’indipendenza nel 2011.

Il Sud Sudan sta affrontando una crisi alimentare sempre più grave, con circa 7,7 milioni di persone che hanno difficoltà a procurarsi cibo, crisi causata anche dallo sfruttamento delle risorse come il petrolio da parte di Paesi questi sì “terzi”. Secondo l’Onu si contano infatti più di due milioni di bambini in emergenza alimentare, aumentati del 10% in un anno. E questo sta avvenendo sullo sfondo della peggiore epidemia di colera al mondo. Il Sud Sudan nonostante ciò - e questo suona tanto come una lezione - ha accolto un milione di profughi fuggiti dal conflitto in atto nel vicino Sudan. Ma ha dovuto interrompere i servizi per gli sfollati a causa di una significativa carenza di fondi, che ha lasciato molte persone bloccate al confine con il Sudan, riferisce l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni.

Stando alle cronache che nessuno o quasi racconta, un ospedale sostenuto da Medici senza frontiere nella contea di Morobo è stato attaccato venerdì scorso da uomini armati che hanno saccheggiato le forniture mediche e incendiato due ambulanze. La tensione è altissima, dopo sette anni di guerra civile dal 2013 al 2020 per una lotta di potere tra il presidente Salva Kiir e il vicepresidente Riek Machar. Il conflitto conclusosi cinque anni fa con una pace instabile aveva causato circa 400mila morti e quattro milioni di sfollati. Un sudsudanese su tre era senza casa. E da marzo quel conflitto rischia di riesplodere.

Le sentenze si possono ancora commentare. Quella della Corte suprema statunitense legittima in definitiva la deportazione di migranti in un Paese palesemente sull’orlo del collasso ed è semplicemente inaccettabile. “Inaccettabile”, fu la conclusione di altri giudici, quelli della Corte suprema del Regno Unito, che il 15 novembre 2023, con decisione unanime, fermarono il piano del governo conservatore britannico di trasferire in Ruanda una parte dei richiedenti asilo che giungono in UK traversando la Manica illegalmente con piccole imbarcazioni. Ora Trump, definito vincitore, ha il via libera per un’altra guerra, quella ai migranti irregolari che può rispedire anche nei Paesi più depressi come il Sud Sudan dove, con i tagli a Usaid, sono già spariti gli aiuti primari ai campi profughi e agli ospedali, molti cattolici e missionari, del continente africano. Una guerra di cui non andare certo fieri.

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