L'Afghanistan conferma che la democrazia non si bombarda. Si semina e fa crescere
giovedì 9 settembre 2021

Caro direttore, tra amici ci siamo scambiate riflessioni. Molti sui fatti di Afghanistan attaccano, Joe Biden per attaccare gli Usa. Il mio ragionamento è stato questo: «Ho visto il dolore di un padre che ha sacrificato il proprio figlio sull’altare della Patria. Non aveva ben capito la storia di Abramo e Isacco, ora sì. E ora quelle vittime giovanissime rinnovano il suo dolore che è il dolore della patria. Non è debolezza, ma consapevolezza della inutile crudeltà dei padri nei confronti dei figli, propri e del “nemico”. Spero che qualche mente eccelsa interpreti meglio di me questa immagine tragica (Biden in lacrime mentre parla al suo popolo degli ultimi caduti americani a Kabul, ndr) di un padre sopravvissuto al figlio». Chissà se ho capito il dramma del capo della più grande superpotenza... Forse, direttore, una prospettiva nuova sulle guerre?

Ettore Perazzo

Una prospettiva nuova nella quale la guerra risultasse bandita? Volesse il Cielo che fosse così, caro amico. Una simile chiarezza mitigherebbe l’oscurità addensata dalla rovinosa uscita degli Usa e degli altri occidentali dall’Afghanistan. Per intanto, già basterebbe che si archiviasse definitivamente la pretesa di “esportare democrazia” attraverso la guerra. Non succede più dalla metà del secolo scorso. E se pare accadere, come in Afghanistan, è un’illusione ottica. Non c’è un popolo, uno solo, che abbia conosciuto democrazia, giustizia e pace per questa via. Joe Biden, certo, ne è consapevole. Forse il presidente Usa pensa davvero che quella “dottrina” abbia fatto sin troppi danni. E forse il dolore provato per la prematura morte di uno dei suoi figli lo aiuta a vedere più chiaro e a immedesimarsi in chi piange i caduti e si chiede perché. La democrazia si semina e si fa crescere, non si bombarda dall’alto. (mt)

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