lunedì 21 giugno 2010
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Se mezzo milione di ragazzi si mettesse pacificamente in marcia da Bergamo a Milano, farebbe fermare l’Italia, si parlerebbe di fenomeno sociale e perfino la politica sarebbe costretta a porsi qualche domanda. Niente di tutto questo accade né accadrà. Ma il mezzo milione esiste, e soltanto tra Milano e Bergamo. In tutta Italia sono un milione e mezzo, e stiamo escludendo i loro circa 100 mila animatori, in grandissima parte adolescenti.Sono il popolo degli oratori estivi, che non si fermano mai ed anzi accelerano quando gli altri rallentano. Nel momento in cui la «Chiesa dei vertici» raccontata da certi giornali sembra un imputato che vede continuamente erosa la sua base popolare, la Chiesa vera – fatta di vescovi e popolo, di preti e di laici – accoglie e testimonia, raccogliendo fiducia e consenso. Mai, probabilmente, la partecipazione agli oratori estivi ha toccato le cifre di quest’anno: soltanto a Milano, circa 400mila ragazzi con 40mila animatori. A Bergamo gli iscritti sono 90mila, a Brescia 70mila. In totale, gli oratori mobilitati sono seimila, la metà dei quali in Lombardia e Triveneto. È l’estate alternativa di ragazzi e giovani normali di cui non si dice nulla perché non si sa che cosa dire.Un discorso vecchio, inutile ripeterlo. La sorpresa con il timer a ogni Giornata mondiale della gioventù; le solite copertine dei rotocalchi e la solita trash-tv che tende a spacciare (letteralmente: vendere agli inserzionisti) i giovani come tutti borderline, impasticcati, inebetiti e bamboccioni... Un discorso vecchio, sbagliato e inutile. Che non prevede questa Chiesa che vive tra la gente e tra la gente tiene ben salde le radici, che non ammette l’esistenza del popolo degli oratori estivi, dei loro animatori, dei giovani preti che li seguono per vocazione e passione. Un discorso miope che ignora l’esistenza di una comunità ecclesiale dalle radici profonde tra la gente; una comunità di cui la gente si fida perché la conosce e la sperimenta di persona, perché vede con i propri occhi che cosa fa e ascolta con le proprie orecchie che cosa dice. Una comunità a cui nessuno sciagurato scandalo potrà togliere credibilità; la costringerà a sostare e a riflettere, a moltiplicare cautele ed attenzioni; a pregare; ma non la fermerà né le toglierà energie.Ma quegli adolescenti, perché frequentano l’oratorio? Il segreto è semplice e lo rivela don Marco Mori, presidente del Forum degli oratori italiani: «L’insegnamento più importante che i ragazzi portano a casa da questa esperienza è la fiducia che ripone in loro il mondo degli adulti». Non è molto diverso dal segreto condiviso di Giovanni Paolo II, dall’insegnamento incessante di Benedetto XVI. Abituati a troppi adulti acidi e invidiosi, preoccupati di far calare sul capo dei giovani giudizi senza appello e atti di sfiducia da lasciare annichiliti; con l’autostima troppo spesso sotto i tacchi; i ragazzi sentono allargarsi il cuore non appena incontrano adulti che innanzitutto spalancano le braccia e li accolgono, senza giudizi né pregiudizi; e li invitano a dare tutto quello che possono dare; e dimostrano loro che possono dare tanto, tantissimo, molto più di quanto nessuno abbia mai fatto immaginar loro. E se sbagliano, e se cadono, anziché sottolineare la loro incapacità e lasciarli per terra, gli danno una mano per rimettersi in piedi e ripartire, sorridendo.Un oratorio così un ragazzo lo frequenta eccome. Inverno ed estate.
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