Io, prete e anziano, se verrò confinato non potrò più servire la mia gente
giovedì 23 aprile 2020

Caro direttore,
per la “fase due” si ventila una clausura stretta per gli “anziani”. Un’espressione così generalizzata mi preoccupa. Sul piano della vita delle persone: in tanti anziani della mia parrocchia, constato che la clausura li rende... ancora “più” anziani sul piano psicologico, come nelle relazioni e nelle piccole o grandi responsabilità che molti “anziani” hanno. La cosa mi preoccupa pure da un punto di vista “professionale”: ho 80 anni e sono parroco di una parrocchia di 7mila abitanti, senza aiuto di altri sacerdoti (che non ci sono). Se sarò recluso, come potrò seguire i miei parrocchiani, e svolgere la mia missione di parroco? Come potrò seguire il Grest e le tante attività estive che si svolgono in due centri parrocchiali, abbastanza lontani dalla canonica e dalla chiesa? Guardandomi attorno, nella mia diocesi e in altre, non credo che sia un problema solo mio personale...

don Aldo Amati Rimini

La sua ben argomentata lettera, caro don Aldo, mi dà un motivo in più per dire che l’idea di una specifica clausura anzi un vero e proprio “confino anagrafico” per gli ultrasettantenni non mi convince affatto. E mi spinge a ripetere, come martedì scorso, in dialogo con il lettore Renato Invernizzi ( tinyurl.com/regolecure ), che «regole, permessi e restrizioni debbono sempre essere uguali per tutti ». Tanto più in un tempo di pandemia nel quale ci sono i più vulnerabili, ma nessuno è invulnerabile. Aggiungo solo che i fatti e le situazioni che lei richiama e descrive in modo rapido ma molto efficace dovrebbero proprio aiutare chi sta decidendo a decidere bene...

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