Inviti e domande a proposito di dieta vegetariana e di fitofarmaci
giovedì 2 luglio 2020

Caro direttore,
su “Avvenire” del 25 giugno 2020 Marco Morosini riferisce alcune delle 150 proposte ecologiche che le Assise Civiche hanno presentato in Francia al presidente Macron. Si parla di reati di “ecocidio”. Una proposta richiede di non superare i 110 km all’ora in autostrada. Un’altra, interessante, riguarda l’aumento della longevità dei prodotti messi sul mercato. Non si capisce il perché della diminuzione dell’uso di fitofarmaci del 50%. I medicinali vegetali sono più pericolosi di quelli chimici? Si chiede un numero minimo di pasti vegetariani nella ristorazione collettiva, con sovvenzione di 10 cent per pasto. Solo 10 centesimi a chi rinuncia alla carne che con i suoi allevamenti inquina più della motorizzazione e comporta un consumo enorme di acqua? Riducendo il consumo di carne si risolverebbe quasi il problema della fame e della sete del mondo perché l’80% del terreno è destinato a quegli allevamenti. Il 50% dei cereali e il 75% della soia vanno agli animali, anziché a quel miliardo di persone che soffrono la fame e la sete. Recentemente il “Tor des géans” della Valle d’Aosta, (il “Giro di giganti”, in patois valdostano, una corsa di 350 km, su e giù per colli anche di 3.200 metri come il col Lauson di Cogne) che dura una settimana, è stato vinto dalla signora Lisa (Borzani) di Padova, vegetariana! Dunque la carne non è indispensabile per l’efficienza fisica, anzi, quella rossa aumenta il colesterolo che ostruisce le arterie. Conosco un novantaquattrenne, vegetariano, che sale facilmente ai 3.000 m in montagna. Sono salito più volte con lui.

Italo Castelli Torino

Grazie, caro professor Castelli, per l’attenzione, la sintesi e l’incisività. Prendo atto con molto rispetto delle sue argomentazioni sulla bontà per esseri umani e ambiente della dieta vegetariana. Amo molto i piatti a base di legumi, cereali e verdure, amo i funghi e la frutta eppure – sorridendoci su – mi definisco un “irriducibile onnivoro”, nel senso che apprezzo o almeno sperimento tutto ciò che di commestibile e godibile la lunga sapienza enogastronomica dell’umanità ha scoperto e valorizzato. Penso, tuttavia, che cercare e realizzare un giusto equilibrio anche nell’alimentazione e nella produzione di alimenti sia saggio e sempre più necessario. Quanto alla sua domanda sui fitofarmaci, credo di avere una risposta utile. Lei usa il termine in senso proprio: in origine e sino a non molto tempo fa veniva detto fitofarmaco solo ogni medicamento “di origine vegetale”. Oggi, però, lo si usa ormai in un senso lato, non solo per indicare un farmaco che proviene dai vegetali, ma anche ogni farmaco per i vegetali. Compresi quelli chimici, compresi anche gli ormai famigerati pesticidi. Ecco cosa c’è sotto la richiesta di un dimezzamento dell’uso di fitofarmaci.

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