mercoledì 25 aprile 2018
Preoccupa il taglio dei finanziamenti deciso da uno dei maggiori contributori. A rischio le attività di assistenza
Il campo profughi di Yarmouk

Il campo profughi di Yarmouk

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La gente del posto lo chiama il «checkpoint della morte». Per due anni, 900 studenti rifugiati palestinesi registrati con Unrwa hanno rischiato la vita, attraversandolo ogni giorno, per andare nella scuola del quartiere, dall’altra parte della strada. Il loro responsabile scolastico racconta: «Questi studenti sognano di diventare medici. I gruppi armati di opposizione li hanno molestati nel passaggio, a volte arrivando a confiscarne i libri. Ma i ragazzi hanno perseverato perché l’istruzione per loro è una questione di vita o di morte, la loro unica speranza». Yarmouk, il campo di rifugiati nella periferia di Damasco dal quale partivano gli studenti è stato a lungo la dimora di 160.000 rifugiati palestinesi.

Oggi ne rimangono circa seimila. Nel 2015, Daesh-Isis si è appropriato del controllo della maggior parte del campo. Le immagini agghiaccianti dell’assedio di Yarmouk hanno scosso a lungo il mondo. Tutte le scuole di Unrwa nel campo sono state severamente danneggiate o distrutte. Sei settimane fa il checkpoint è stato chiuso. Alla sua riapertura, due settimane dopo, la maggioranza dei 900 ragazzi ha preso la dolorosa decisione di abbandonare le proprie case e trasferirsi con parenti e amici dall’altra parte, per non essere di nuovo esclusi dall’accesso alla scuola. La loro determinazione è sintomatica del valore che le comunità di rifugiati palestinesi attribuiscono all’istruzione.

Ciò spiega perché, malgrado livelli allarmanti di insicurezza e sfide drammatiche poste dal conflitto, circa 48.000 studenti continuino a frequentare scuole gestite da Unrwa, rispetto ai 60.000 del periodo prima della guerra. Attraverso un approccio innovativo che comprende lezioni via tv satellitare e materiali di studio che favoriscono l’auto-apprendimento, Unrwa ha fornito accesso continuo all’istruzione in Siria e oltre agli studenti rifugiati Palestinesi. I programmi di emergenza di Unrwa si propongono di venire incontro ai bisogni dei rifugiati, fornendo quest’anno cibo e assistenza finanziaria a 418.000 palestinesi in Siria e in Libano e Giordania. Inoltre, Unrwa fornisce assistenza sanitaria di base a rifugiati palestinesi registrati in quindici cliniche e altri undici presidi medici in Siria, nonostante la distruzione di 8 dei 23 centri sanitari.

Questa attività determinante per salvare vite è ora minacciata dopo la decisione di uno dei maggiori donatori di non versare un contributo di oltre trecento milioni di dollari a Unrwa nel 2018. Una decisione che ha avuto un serio impatto sul nostro appello finanziario di emergenza per la Siria, che è attualmente deficitario per un ammontare di 165 milioni di dollari. Le conseguenze sono state gravi anche sul nostro bilancio per settori fondamentali quali istruzione, salute, soccorso e servizi sociali in Siria, Giordania, Libano, Cisgiordania e Gaza. L’accesso all’istruzione per 526.000 studenti palestinesi, a cure mediche per tre milioni e mezzo di pazienti e a servizi di emergenza per 1,7 milioni di utenti sono a serio rischio in tutto il Medio Oriente.

Unrwa ha risposto energicamente. Abbiamo lanciato la campagna #DignityIsPriceless e tenuto una conferenza di raccolta fondi a Roma. Ad oggi sono stati impegnati nuovi contributi per un totale di 150 milioni di dollari da Paesi quali Qatar, Arabia Saudita, Turchia, Canada, Norvegia, India, Svizzera, Francia e altri. Passi significativi, ma occorre fare molto di più. Per illustrare la nostra determinazione e la nostra abilità a erogare servizi, permettetemi di raccontarvi di Faisal, un insegnante di Unrwa di 56 anni del campo di Dera’a, nel sud della Siria.

Faisal ogni giorno parte da casa alle 6.30, percorre sessanta chilometri lungo un percorso accidentato, attraversa due linee militari e quattro posti di controllo, per insegnare ai suoi studenti di terza all’interno di Dera’a. Oggi Faisal e altri quattordici colleghi di Unrwa rischiano ogni giorno la vita per garantire a giovani ragazze e ragazzi un’educazione. Il loro coraggio è tipico dei 4.000 dipendenti di Unrwa in Siria, tutti alle prese con rischi reali. Diciotto tra loro sono morti dall’inizio del conflitto e ventitré risultano dispersi. Visti i pericoli che Faisal e i suoi colleghi affrontano ogni giorno per assicurare i servizi cruciali, non riesco a immaginare di dovergli raccontare tra qualche settimana che non siamo riusciti a mobilitare il sostegno finanziario necessario per salvaguardare il loro lavoro decisivo per istruzione, assistenza sanitaria e attività di emergenza, e per mantenere il suo impiego.

Sarebbe davvero inconcepibile. Unrwa sostiene la speranza e il mantenimento dei diritti per una comunità profondamente vulnerabile. Chiedo al mondo di schierarsi al fianco dei 900 studenti di Yarmouk e dei rifugiati Palestinesi dalla Siria, e di farlo per la dignità e la missione di Unrwa.

Commissario Generale di Unrwa, l’Agenzia Onu per i rifugiati palestinesi e membro della delegazione delle Nazioni Unite alla Conferenza internazionale sulla Siria che si è aperta ieri a Bruxelles e si conclude oggi.

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