Il voto congelato in Romania: difesa delle regole o golpe?
lunedì 9 dicembre 2024

La democrazia è un meccanismo delicato, da proteggere con determinazione, ma anche da maneggiare con cura. La sentenza della Corte costituzionale di Bucarest, che ha annullato il primo turno delle presidenziali a due giorni dal ballottaggio originariamente previsto per oggi, rappresenta un pronunciamento senza precedenti, il cui rilievo non può essere sottovalutato. Due sono gli importanti elementi, tra loro distinti, che spiccano nella crisi romena. Da una parte, vi sono le denunciate interferenze russe nella campagna elettorale per la scelta del nuovo Capo dello Stato. Dall’altra, la decisione di disconoscere un voto popolare apparentemente libero e svoltosi senza incidenti né brogli accertati (la stessa Corte aveva appena validato il riconteggio delle schede). Quello che è successo in queste settimane concitate è ormai noto. Lo sconosciuto Georg Călin Georgescu – sedicente professore universitario su posizioni nostalgiche di estrema destra, ammiratore di Vladimir Putin e fautore di un ruolo non più subordinato del suo Paese nella Ue e nella Nato (preludio di una posizione alla Orbán) – è risultato il più votato nelle urne e si doveva giocare la carica più alta con un’altra outsider. Nel frattempo, le elezioni parlamentari hanno ridato la maggioranza alle forze centriste, con un terzo dei voti a nazionalisti e sovranisti. Un rapporto dei servizi segreti, reso pubblico solo nei giorni scorsi, descrive una rete di finanziamenti opachi a influencer attivi su TikTok insieme all’attivazione improvvisa di migliaia di profili che hanno indirettamente sostenuto Georgescu e i temi da lui cavalcati. Inoltre, si segnalano tentativi di sabotaggio al sistema informatico che gestisce il processo elettorale. Mosca non è nominata esplicitamente, ma tutti gli indizi vanno in quella direzione. Di fronte a queste nuove informazioni, i 9 giudici (nominati tre dal presidente, tre dalla Camera e tre dal Senato) hanno compiuto un passo del tutto inatteso, anche se sollecitato da qualche forza politica. Eccoci quindi, con un organo inappellabile di giurisdizione che invalida una consultazione a suffragio universale e ne decreta la ripetizione. L’accusa di golpe da parte dei due candidati rimasti in lizza non ha fondamento, perché la Corte ha agito, per quanto si può capire, all’interno delle sue prerogative, stabilite dalla Costituzione, invero più volte emendata. E nella nuova chiamata ai seggi tutti gli aspiranti presidenti si potranno ripresentare. Resta da valutare – e da considerare quale impatto potrà avere anche al di fuori della Romania – una sentenza che sulla base di un’istruttoria degli 007 ferma il processo di legittimazione democratica di una carica fondamentale nell’architettura istituzionale. D’altra parte, quando si parla di liberal-democrazia si intende un sistema che non si basa solo sulla volontà popolare ma anche su una serie di garanzie procedurali e sostanziali che completano e danno corpo a un sistema giusto (ci si perdoni la sintesi su temi che meritano ovviamente uno spazio molto più ampio). Il punto è se vi sono state gravi irregolarità a monte che hanno inficiato l’autonoma espressione delle preferenze da parte dei cittadini come, per esempio, la possibile violazione della legge sul finanziamento da parte di Georgescu, il quale non ha dichiarato spese pur avendo beneficiato di ampio sostegno sul Web. E qui si giunge al secondo tema, intrecciato eppure di differente profilo. Si tratta dei tentativi del Cremlino di manipolare le opinioni pubbliche occidentali, inquinando il contesto politico-culturale e sostenendo figure amiche o capaci di disgregare il fronte di opposizione all’imperialismo putiniano. Le prove di questa azione di “guerra ibrida” sono numerose dalla Moldova alla Georgia, per restare nell’Est. Non va tuttavia dimenticata, solo per citare un caso eclatante, l’inchiesta Usa che ha svelato i 10 milioni di dollari versati dall’emittente russa RT alla società americana Tenet Media, produttrice di duemila video a favore degli interessi geopolitici di Mosca, visti da milioni di persone sui canali social. Non sappiamo ancora se in Romania il tentativo di influenzare gli esiti sia stato “routinario” o abbia costituito un salto di qualità – in un Paese significativo, eppure non centrale nell’Alleanza atlantica e nell’Unione europea – tanto da portare un concorrente totalmente sfavorito al primo posto. Di certo, questa azione ripetuta, che si era cominciata a manifestare con le presidenziali statunitensi del 2016, deve allarmare e condurre a iniziative di contrasto tempestive ed efficaci. Restano però aperti alcuni interrogativi chiave. Una campagna come quella che sarebbe stata orchestrata a Bucarest, per entità dell’investimento e dell’organizzazione, potrebbe essere condotta anche da un’azienda privata di una certa dimensione. Questo significa che le nostre democrazie sono facilmente esposte alle distorsioni nascoste? E, soprattutto, dove dovremmo porre argini alle potenziali “interferenze”? Musk che bandisce ricche lotterie per i simpatizzati di Trump, televisioni private vicine a un candidato (se non di sua diretta proprietà) che fanno propaganda implicita per lui o una convergenza di molte testate contro uno specifico candidato sono ragioni sufficienti per annullare un voto? Non si tratta di potenze straniere nemiche, si può replicare, ed è vero. Si è di fronte, in definitiva, a quesiti nuovi (lo dimostrano anche le reazioni divergenti sulla vicenda dei partiti italiani, più sensibili all’uno o all’altro dei temi qui analizzati), in una terra incognita nella quale gli strumenti informatici hanno sempre più peso. La magistratura americana ha appena confermato la legge bipartisan anti-TikTok, che impone negli Usa la chiusura o la vendita da parte della proprietà cinese. E proprio il social di Pechino – stretta alleata della Russia – è imputato in molti Stati di disinformazione sistematica travestita da intrattenimento. La democrazia sperimenta minacce per cui abbiamo ancora poche contromisure. È urgente riflettere e agire, senza esitazioni e senza eccessi controproducenti.

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