venerdì 14 maggio 2010
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L’Altare del mondo, come è stato definito più volte il santuario di Fatima, torna ad essere la Cattedra del mondo. E’ qui che la visita pastorale del Papa in Portogallo ha avuto il suo culmine ieri, con l’affollatissima celebrazione liturgica nell’anniversario della prima apparizione della Madonna ai tre «pastorinhos». Benedetto XVI è venuto nella «casa che Maria ha scelto per parlare a noi nei tempi moderni», ha detto nell’omelia. C’era grande attesa per le parole che il Papa teologo avrebbe pronunciato nel luogo simbolo della devozione popolare alla Vergine. Il Messaggio di Fatima, con le sue profezie, è più che mai al centro di un dibattito che vede schierati su sponde estreme «fatimisti» e agnostici, o in un certo senso, apocalittici ed integrati. Ed ovviamente hanno provato a tirarci dentro anche Papa Ratzinger. Ma lui è venuto con un solo scopo: «gioire della presenza di Maria e della sua materna protezione... nel desiderio di trasmettere quella speranza grande che arde nel mio cuore e che qui, a Fatima, si fa trovare in maniera più palpabile». Sì, possiamo dire che Benedetto XVI è salito in cattedra per ripeterci quella grande lezione di fede che, quasi cent’anni fa, ha avuto inizio in una landa desolata dell’Estremadura chiamata «Cova da Iria» ed oggi scuote ancora la Chiesa e il mondo. «Si illuderebbe chi pensasse che la missione profetica di Fatima sia conclusa», ha ammonito il Papa. Ma questo non significa che ci siano «altri» e «nascosti» segreti di Fatima dopo che nel 2000 fu svelata la visione contenuta nel Terzo Segreto  (il vescovo vestito di bianco che cade come morto mentre avanza verso la Croce tra i cadaveri di tanti martiri) e fu spiegata come «l’interminabile Via Crucis del XX secolo», culminata nell’attentato a papa Wojtyla il 13 maggio del 1981. In ginocchio davanti alla statua della Vergine, Benedetto XVI appena giunto a Fatima ha ricordato le tre visite compiute dal suo predecessore ed il gesto con cui volle offrire al santuario il proiettile che l’aveva ferito gravemente e che poi è stato incastonato nella corona della Madonna del Rosario. Ed ha aggiunto che è motivo di consolazione il fatto che in quella corona «non vi siano soltanto l’oro e l’argento delle nostre gioie e speranze ma anche il proiettile delle nostre preoccupazioni e sofferenze».Per Benedetto XVI la profezia è una scuola di lettura del mondo alla luce della fede. In questo senso il Messaggio di Fatima viene approfondito nel corso della storia, che oggi vede la Chiesa soffrire soprattutto per il male che viene dal suo interno. Ma «capire i segni dei tempi vuol dire comprendere l’urgenza della penitenza e della conversione. Questa è la parola chiave di Fatima, il triplice  grido: Penitenza, Penitenza, Penitenza!». Lo diceva l’allora cardinale Ratzinger nel suo commento al Terzo Segreto. Ed oggi Benedetto XVI ci richiama quel messaggio impegnativo e al tempo stesso consolante. E’ il Messaggio di Fatima che guarda oltre le minacce, i pericoli e gli orrori della storia per  trasmettere «un’esperienza di grazia, quella che ci fa diventare innamorati di Dio», ha detto ieri, davanti a mezzo milione di fedeli. È questo, ci sentiamo di chiosare, il vero «segreto» di Fatima: non la previsione di sciagure apocalittiche ma la certezza di essere salvati da un Altro. Come diceva lo scrittore francese Paul Claudel «Fatima rappresenta l’irruzione scandalosa del soprannaturale». Che, sappiamo bene, c’entra con «una Signora più luminosa del sole» e non con oscure dietrologie.
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