sabato 6 aprile 2024
Robotaxi Ionig 5 ha superato tutti i test: la civiltà sta producendo macchine che si comportano come uomini e uomini che si comportano come macchine. Resta un sospetto però
La Hyundai IONIQ 5 Robotaxi al Salone Internazionale dell'Automobile IAA di Monaco di Baviera nel 2021

La Hyundai IONIQ 5 Robotaxi al Salone Internazionale dell'Automobile IAA di Monaco di Baviera nel 2021 - Ansa

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Si chiama Robotaxi Ioniq 5, e la notizia è che ha appena preso la patente di guida. Evento che nella vita è capitato a quasi tutti, solo che il Robotaxi Ioniq 5 non è una persona, ma è un veicolo 100% elettrico della Hyundai che viaggia nel traffico trasportando i clienti senza nessun autista a bordo.

È successo a Las Vegas, e più che un vero esame si è trattato di un espediente narrativo per illustrare la sicurezza e l’affidabilità della tecnologia alla base di questo modello. Il veicolo a guida autonoma è stato sottoposto da un certificatore ufficiale della motorizzazione civile americana a un test simile a quello che gli umani affrontano per ottenere la licenza di guida. «I criteri sono gli stessi: prova in velocità, cambi di corsia, manovre e, naturalmente, tempi di reazione», è stato precisato.

Robotaxi Ioniq 5 si è distinto sotto tutti questi punti di vista, come anche per la capacità di fermarsi con precisione a uno stop, di effettuare correttamente le svolte a sinistra agli incroci, e per la sua reattività in caso di pericoli. Insomma, siamo di fronte a un’altra conferma che – come diceva Erich Fromm già più di 50 anni fa – la civiltà sta producendo macchine che si comportano come uomini e uomini che si comportano come macchine.

Eppure, tira una brutta aria per i robot e per l'intelligenza artificiale al volante. Forse partendo dal presupposto che l’automazione può essere una buona cosa, ma non dovremmo mai dimenticare che è iniziata con il dottor Frankenstein. Secondo uno studio commissionato qualche tempo fa dai tedeschi di Audi (The Pulse of Autonomous Driving) che hanno raccolto le opinioni di 21mila persone in 9 Paesi, Italia compresa, il 70% degli intervistati ammette di essere preoccupato riguardo alla guida autonoma. E se il 41% delle persone che hanno risposto al sondaggio si dice «sospettoso» della affidabilità di questa tecnologia, per il 38% può diventare addirittura «motivo d’ansia». Di fronte alla prospettiva di un’automobile che guida da sola, in realtà, la diffidenza, più che da una questione di sicurezza deriva probabilmente dal timore che i robot arrivino al punto di saper fare tutto, e completamente da soli, rendendoci superflui. Non solo come autisti, ma anche come persone.

Tutti i dati economici concordano però nel dire che l'automazione e il digitale non stanno creando disoccupazione. Il fatto è che una certa resistenza al cambiamento è fisiologica. È sempre stato così, come nell'800 in Gran Bretagna, quando per difendere il settore delle carrozze e dei cavalli, una legge dello Stato impose alle prime automobili di procedere a passo d'uomo. Prendersela con l'innovazione, purtroppo, è più semplice che provare a gestirla.

Resta, sullo sfondo, un sospetto di base. Che per molti è addirittura una certezza: in automobile, ma non solo, la tecnologia semplifica la vita che abbiamo complicato con tecnologie che semplificavano la vita. Un rebus nel quale si può perdere la strada, e anche la testa.

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