Il «presentismo» non tenta solo i giovani. Stimiamoli: devono fare meglio di noi
venerdì 15 marzo 2019

Gentile direttore,
i ragazzi di oggi spesso rivendicano l’autonomia della loro vita dalla storia, provando poco interesse per il passato e limitando il loro orizzonte temporale al presente. Conoscere le vicende storiche che ci hanno preceduto, chi eravamo, da dove veniamo, e soprattutto il prezzo pagato per la libertà di cui oggi godiamo, a buona parte delle nuove generazioni sembra un esercizio sterile, noioso e pleonastico. Peraltro, si è persa anche l’antica consuetudine di trasmettere oralmente i ricordi, tramite i passaggi generazionali. Sarebbe opportuno che ogni tanto, i giovani, pur indaffarati con le innumerevoli forme multimediali, si fermassero un momento per riflettere sui corsi della storia, e principalmente sulle vicende vissute dal proprio Paese. Anche la prossima ricorrenza del 17 marzo, anniversario dell’Unità d’Italia, può essere un’occasione per avvicinarsi agli anziani, parlare con loro, ascoltare le loro storie, i loro ricordi. Se oggi viviamo in un Paese libero, lo dobbiamo soprattutto ai nostri avi, e a tutti quelli che col sacrificio, hanno costruito le fondamenta della nostra Repubblica. È auspicabile, giusto e anche doveroso non dimenticarlo.

Michele Massa Bologna

Lei, gentile amico, ha buonissimi motivi per muovere il suo appello, tendere la mano e lanciare quest’appassionato invito a riportare alla mente e nel cuore il senso della nostra storia e dell’unità nazionale. Ma io sono meno pessimista di lei: non tutti i giovani sono inchiodati a un presente senza memoria e senza speranza. Il “presentismo” è una tentazione e un male effettivo sia per gli adulti (o presunti tali) sia per i ragazzi, ma non mi sento di classificarlo come male eminentemente neo-generazionale. Tanti dei nostri figli e nipoti, in questo tempo che attraversiamo e che è nostro ma soprattutto loro, stanno cercando e trovando la strada per lasciare un segno. I più curiosi, sensibili e appassionati – proprio come è accaduto per ogni altra generazione – riescono a farlo interpretando l’eredità del passato e chiedendo e preparando il futuro. Penso ad esempio – e non è un esempio fatto a caso – al nuovo movimento ecologico che sta organizzandosi “dal basso”, che proprio oggi – 15 marzo – darà vita a un nuovo e grande come mai prima “venerdì per l’ambiente” e che mi appare in bella sintonia con la concreta, incalzante e coinvolgente chiamata alla responsabilità e alla fraternità che rappresenta il cuore della lettera enciclica Laudato si’ di papa Francesco. Già, caro signor Massa, c’è da “fare unità”, e da comprenderne sempre meglio le ragioni, nella nostra bella e tormentata Italia tanto quanto in Europa e nel mondo, «casa comune » dell’umanità e – come cantava a Dio Francesco d’Assisi – di «tucte le tue creature». Trasmettiamo con pulizia valori saldi e buoni ai nostri ragazzi, e stimiamoli, guardandoli con fiducia e insegnando quanto sia importante avere fede. Dobbiamo loro entrambe le cose: hanno davanti un compito bello e davvero duro per tenere o rimettere le cose a posto, e sono chiamati a fare decisamente meglio di noi.

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