domenica 26 ottobre 2008
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Migliaia di immigrati latinoamericani sfilano oggi per le vie del centro di Milano. In testa al corteo, l'immagine del Señor de los Milagros, il Cristo dei miracoli, che è da secoli l'emblema della fede del popolo peruviano. L'iniziativa milanese arriva dopo altre che si sono svolte nelle settimane scorse a Roma, Bologna, Genova, Torino, Bergamo. E martedì a Lima saranno centinaia di migliaia coloro che accompagneranno per le vie del centro l'immagine sacra. È una devozione che nasce nel Seicento, dopo che un terremoto aveva seminato morte e devastazione nella capitale latinoamericana. Tra le poche cose risparmiate ai crolli, il muro della casa su cui uno schiavo angolano aveva dipinto Gesù in croce. Da allora quell'immagine divenne meta di preghiera per migliaia di persone, che si moltiplicarono dopo la guarigione miracolosa di un creolo colpito da una malattia giudicata inguaribile. In seguito il dipinto ha resistito ad altri terremoti e alluvioni, diventando simbolo della religiosità di un popolo, segno di unità e identità. Ogni anno in ottobre i peruviani scendono in strada al seguito di quell'immagine nelle città di tutto il mondo dove gli emigrati (più del 10 per cento della popolazione) hanno messo radici. Come in Perù, anche altrove, anche in Italia, sono nate decine di hermandad, le confraternite intitolate al Cristo dei miracoli: i «confratelli» curano in ogni dettaglio la processione, preparano i costumi, i canti, le preghiere, organizzano le «quadriglie» di 24 uomini che reggono l'imponente portantina con l'immagine sacra. E durante tutto l'anno promuovono iniziative di educazione alla fede e di aiuto materiale per i bisognosi. Proprio come facevano le fraternità di medievale memoria. E come, ancora oggi, qualcuno continua a fare, nel segno di un cristianesimo che avvolge e trapassa la vita intera. Quella che potrebbe essere frettolosamente catalogata come una manifestazione folkloristica, una sagra etnica o l'esibizione di una nostalgia per il proprio Paese, è in realtà la riaffermazione tenace di un'appartenenza, di una fede che non conosce confini, che non vuole rimanere chiusa nelle sagrestie o relegata nel salotto buono dei valori. Una fede che, come è nella sua natura, non può che proporsi a tutti. L'immagine del Señor de los Milagros che oggi sfila per le vie del centro di Milano, davanti a passanti curiosi, distratti o abituati a ben altre immagini, diventa una salutare provocazione che ripropone domande antiche e mai tramontate: chi è Costui? E chi sono quelli che lo seguono? Il fatto che questi interrogativi arrivino dall'iniziativa promossa da una comunità di stranieri (peruviani, dicevamo, ai quali si aggiungono altri gruppi di latinos trapiantati in Italia) è il segno di quanto l'immigrazione non debba essere ridotta a fenomeno meramente economico, poiché porta con sé valenze culturali e religiose tanto importanti quanto troppo spesso dimenticate. Ed è anche il segno di una cristianità che sta cambiando pelle, nella quale entro il 2025 " ci dicono le statistiche " la maggioranza dei fedeli non abiterà più in Europa ma in America Latina. Siamo davanti a qualcosa di più della semplice esportazione di una devozione popolare: è un'occasione di contagio benefico per tanti cattolici italiani «tiepidi» e troppo spesso dimentichi del tesoro che hanno ricevuto. È una sfida perché tutti gli uomini tornino a interrogarsi su ciò che dà senso all'esistenza. E facciano i conti con quel Crocifisso che passa nelle strade. Dopo quelli compiuti a Lima, il Señor de los Milagros potrebbe fare miracoli anche da queste parti.
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