mercoledì 24 giugno 2020
Più progettualità ma con il peso delle incognite, in crescita i percorsi formativi tecnici a scapito della medicina. Ma solo la metà immagina le nozze e i figli
Speranze e paure dei maturandi 2020: quale università oltre il Covid?

Ansa

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Nelle ragazze e nei ragazzi della maturità 2020 il desiderio del futuro è più forte della paura e la progettualità è viva, nonostante le difficoltà. Non solo: lo sguardo verso il domani prevede, per molti di loro, l’esperienza universitaria, intesa come spazio caratterizzato da incontri significativi. È questo l’orizzonte che emerge dall’indagine condotta dall’Osservatorio Giovani dell’Istituto Toniolo e Ipsos, tra il 10 aprile e 28 maggio 2020 (quindi in piena fase 1 e all’inizio della fase 2 dell’emergenza Covid-19), che ha coinvolto, con metodologia Cawi, 1.000 ragazze e ragazzi 18-19enni, frequentanti l’ultimo anno della scuola secondaria di secondo grado, nei suoi diversi percorsi.

Ora che i numeri del contagio stanno vivendo un forte calo, viene più spontaneo pensare ai prossimi passi da fare; non era così scontato nei mesi scorsi, quando l’ansia e la preoccupazione erano il sentimento di fondo del Paese. Proprio in quel contesto abbiamo voluto sondare il parere degli studenti dell’ultimo anno di scuola superiore per capire quanto la situazione di pandemia stesse influenzando il loro modo di guardare oltre il presente e per comprendere la loro progettualità professionale e, più in generale, come immaginassero, rinchiusi 'tra le mura di casa', il loro futuro prossimo.

Resiste l’investimento nello studio

La progettualità delle ragazze e dei ragazzi è rimasta all’opera, tanto che molti di loro hanno espresso con chiarezza il proprio orientamento. A fronte di un 16% del campione che ha risposto di non avere per nulla le idee chiare, il 46% ha dichiarato di averle abbastanza chiare, il 23% molto, il 15% chiarissime. Il 32,6% pensa di proseguire gli studi e contemporaneamente, soprattutto tra le ragazze, di svolgere un’attività lavorativa, il 31,7 % pensa soltanto di proseguire gli studi, il 26,8% di svolgere un’attività lavorativa, mentre l’8,9% ha dichiarato di non aver ancora deciso. Complessivamente dunque il 64,3% dei giovani si vede impegnato nel prossimo anno nello studio e nella formazione; e tra essi circa 4/5 sono orientati a scegliere un percorso universitario. Considerato che negli ultimi anni, secondo i dati Istat, la percentuale di diplomati italiani iscritti l’anno successivo all’Università è stata circa del 50%, sembra esserci, almeno nelle intenzioni, una tenuta della scelta verso lo studio universitario. Logicamente occorrerà verificare nei prossimi mesi quanto il fattore economico potrà incidere su questo orientamento generale.

Più della metà dei giovani intervistati (quasi il 60%) ritiene che l’emergenza del Covid-19 non abbia inciso sulla scelta di che cosa fare dopo il diploma, dall’altro lato però circa il 15% ha dichiarato che l’attuale situazione ha influenzato fortemente la propria scelta. Circa il 14% ha dichiarato di essere stato spinto a scegliere un ateneo più vicino a casa; circa l’11% ha preso in considerazione la possibilità di iscriversi a un’Università telematica. A questo proposito però coloro che hanno dichiarato di aver fatto un’opzione precisa in questa direzione è il 5% delle future matricole. Una certa incidenza della pandemia si nota anche sul tipo di studi universitari scelto. I percorsi maggiormente considerati dai giovani sono l’area di ingegneria (17%), economico- statistica (15,5%), medica e di altre professioni sanitarie (15,5%), psicologica (8,6%). Nelle prime due vi è una netta prevalenza dei maschi; nelle altre due una netta prevalenza delle donne. Dalle risposte degli intervistati, il Covid-19 sembra aver accresciuto l’attenzione verso l’ambito economico-statistico e psicologico, sembra aver lasciato inalterato l’interesse verso quello ingegneristico e aver attenuato la spinta verso l’area filosofica, le professioni medico-sanitarie e quelle educative.

Alla base della scelta di proseguire gli studi in un percorso universitario non vi è solitamente un’unica motivazione, quanto piuttosto, come è logico, un intreccio. Nei giovani intervistati (circa nel 73%) l’area motivazionale prevalente è legata all’aumento della possibilità di trovare un lavoro per realizzare le proprie aspirazioni. Una chiara rilevanza è attribuita anche alla possibilità di poter accedere a professioni di prestigio e di seguire le proprie inclinazioni e i propri interessi.

Le 'maggiori garanzie per il futuro professionale' e 'la qualità dell’offerta formativa' sono considerate dai maturandi le ragioni più rilevanti che li spingono a scegliere una determinata Università. Per acquisire informazioni e consigli in merito alla scelta le ragazze e i ragazzi durante la pandemia hanno fatto affidamento su iniziative online degli atenei, siti ufficiali e test online. Nella maggior parte dei casi la scelta viene comunque condivisa nell’ambito familiare, tanto che la figura che spicca come fonte di suggerimenti risulta essere la madre.

L’Università come ambiente relazionale significativo

In queste settimane si sta discutendo molto su quale sarà la forma didattica prevalente non solo nella scuola ma anche nei percorsi universitari. Le future matricole sanno molto bene che i primi mesi del prossimo anno accademico saranno condizionati dall’emergenza sanitaria, tuttavia quando pensano all’Università la considerano chiaramente non solo come un’istituzione che eroga sapere e fa ricerca ma come ambiente nel quale vivere incontri ed esperienze significative tra studenti e tra docenti e studenti. Le risposte delle ragazze e dei ragazzi coinvolti nell’indagine sono a questo proposito chiare. Il 68% dei giovani intervistati si dichiara pienamente d’accordo sull’affermazione che frequentare fisicamente l’Università consente di 'sviluppare amicizie e nuovi legami'; il 62% concorda pienamente con l’idea che 'l’incontro e il confronto con gli altri studenti sia un aspetto importante dell’esperienza universitaria'; circa il 60% (esattamente il 58%) si dichiara completamente d’accordo con l’affermazione che l’Università 'è un luogo di crescita culturale e offre iniziative interessanti cui partecipare' e il 55% con l’affermazione che 'l’incontro e il confronto con i docenti qualificano la formazione universitaria'.

Il percorso universitario dunque è ancora inteso dai ragazzi non come un rapporto asettico con conoscenze specialistiche ma come un incontro 'vivo' con il sapere, come un contesto dove l’interazione tra gli studenti e i docenti svolge ancora un ruolo centrale. È all’interno di questa attesa sull’esperienza universitaria che le future matricole mostrano un atteggiamento di prudenza nei confronti della cosiddetta didattica a distanza, pensandola non in alternativa alle attività in presenza ma come un’opportunità in più. Il 46% concorda convintamente con l’affermazione che 'la didattica a distanza dovrebbe essere utilizzata solo in caso di necessità' e il 41% (che sale al 64 se si considerano anche coloro che si dichiarano d’accordo anche se in modo più moderato) si riconosce chiaramente nella linea che 'la didattica a distanza dovrebbe integrarsi con le lezioni in presenza'.

Alla ricerca della realizzazione

Il futuro è visto pieno di incognite per il 65% dei giovani intervistati, ma solo circa il 20% si sente poco fiducioso e ottimista. Prevale perciò un atteggiamento realistico e costruttivo verso il domani; uno sguardo non ingenuo ma consapevole delle difficoltà e insieme attento a prendere sul serio aspirazioni e voglia di fare. Quasi il 70% dei ragazzi dichiara di pensare spesso a come sarà nel proprio futuro, e più della metà (soprattutto tra le future matricole) prende in considerazione l’impatto che le decisioni presenti possono avere nel futuro. Circa il 70% degli intervistati ritiene abbastanza o molto probabile il rispetto delle norme e delle leggi e oltre il 60% pensa di poter viaggiare in altri Paesi, in misura maggiore tra le potenziali matricole. Il 54% pensa sia abbastanza o molto probabile avere figli e il 51% di essere sposato. Poco più del 30% considera molto probabile per il futuro vivere vicino alla propria famiglia. Oltre la metà degli intervistati considera molto o abbastanza probabile l’avere un lavoro sicuro, mentre circa il 37% considera probabile il compiere più carriere lavorative.

Le ragazze e i ragazzi, nella maggioranza dei casi, immaginano il loro futuro in un’ottica di ampliamento dei propri orizzonti di vita, responsabilità, generatività. Confidano nelle loro motivazioni e nelle loro risorse personali. Certo non mancano coloro – la percentuale varia da voce a voce – per i quali la fatica di pensare il futuro è molto alta. Il quadro, com’è normale, è dunque diversificato. Occorre, perciò, guardare con grande attenzione a ogni giovane nella sua singola storia, perché sia nella vita universitaria sia nella vita lavorativa possa esprimere al massimo i suoi talenti nonché coltivare quella ricerca di autorealizzazione e di significato che resta la dinamica fondamentale della giovinezza.

Professoressa di Psicologia sociale e di Comunità in Università Cattolica

Professore di Pedagogia generale in Università Cattolica

Curatori dell’indagine dell’Osservatorio Giovani dell’Istituto Toniolo

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