venerdì 21 gennaio 2022
Il magistero della Chiesa fin dal Concilio Vaticano II ha manifestato chiaramente un’opzione preferenziale per la democrazia, basata su esperienze storiche
I cattolici che abbracciano derive populiste e antiliberali

Ansa

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Caro direttore,

il magistero della Chiesa fin dal Concilio Vaticano II ha manifestato chiaramente un’opzione preferenziale per la democrazia, basata su esperienze storiche che hanno dimostrato che è la forma di Stato che meglio garantisce la dignità della persona umana. Il contributo dei movimenti laici coinvolti nell’emergere e nel consolidarsi delle democrazie è stato grande, basti pensare a personalità come Jacques Maritain, Joaquín Ruiz-Giménez, María de Lourdes Pintasilgo e Tadeusz Mazowiecky, tutti legati a Pax Romana-Movimento internazionale degli intellettuali cattolici.

Negli anni 70 del Novecento, molti credenti in Portogallo e Spagna hanno combattuto contro le dittature e hanno preso importanti iniziative per consolidare la democrazia nei loro Paesi, la stessa cosa è successa negli anni 80 in America Latina, in Asia, nel Pacifico e in Africa. Dal 1975 il numero delle democrazie nel mondo è cresciuto e continua a espandersi, anche in termini di qualità. Ciò ha portato anche alla crescita di forme di sovranità statale condivisa, come l’allargamento dell’Unione Europea che mostra la sua efficacia nel prevenire il risorgere di pulsioni nazionalistiche disintegrative.

La dottrina sociale della Chiesa, consapevole della natura contraddittoria dell’esperienza umana, ci ha sempre invitato a guardare alla storia non come a un processo irreversibile di avanzamento, ma a essere attenti ai possibili rischi di regressione. Anche le democrazie considerate più antiche e consolidate non sono esenti dalla perdita dei valori democratici (e repubblicani) fondamentali. In questo senso, osserviamo con preoccupazione i recenti fenomeni autoritari e populisti, che rappresentano una regressione dei valori democratici, che devono essere fermamente condannati. Ciò è particolarmente vero per i regimi che si aggrappano alla nozione fuorviante di «democrazia illiberale». Questi conferiscono al potere esecutivo la sovranità assoluta su tutti gli altri poteri e controlli, come è successo di recente in diversi Paesi. Anche se si tengono le elezioni, la mancanza di libertà basilari, come la libertà di espressione e la libertà di riunione, rendono estremamente difficile il lavoro delle opposizioni politiche. Sono anche regimi caratterizzati dalla ricerca di capri espiatori (gli immigrati, per esempio) sui quali scaricare la disapprovazione pubblica per ottenere un 'consenso negativo', giocando con le paure presenti nel corpo sociale e rafforzando i problemi, invece di indicare le soluzioni. L’assalto alla democrazia è particolarmente violento, e trasforma in bersaglio le stesse istituzioni, quando si tenta di mettere in discussione la genuinità dei risultati elettorali certificati dalle autorità competenti. Fermo restando il principio del legittimo pluralismo delle diverse opzioni politiche dei credenti, dobbiamo mettere in guardia da alcuni gruppi cattolici che abbracciano movimenti e partiti che praticano queste derive populiste e antiliberali. Posizioni che, invece, devono essere vigorosamente denunciate, soprattutto durante le campagne elettorali. Sono pratiche che vanno contro il bene comune. Spetta soprattutto ai laici credenti svolgere un ruolo sia di denuncia sia propositivo a favore di soluzioni esigenti e realistiche alla luce della dottrina sociale della Chiesa e di un’attenta lettura dei segni dei tempi, in dialogo con tutti coloro che lavorano per la dignità delle persone.

Bidegain è presidente internazionale di Pax Romana-Miic e insegna alla Florida International University

Carbonell insegna all’Università Ramon Llul ed è stato deputato regionale in Catalogna

Ceccanti insegna all’Università di Roma La Sapienza ed è deputato italiano

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