domenica 18 settembre 2011
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Caro direttore,
leggo nella sua risposta alla lettera di un lettore, probabile “cattolico adulto”, che all’esecutivo di Silvio Berlusconi sarebbe «mancato troppo del buon governo necessario, con le vere e giuste priorità», come, in primo luogo, la famiglia.
Lei converrà che alla base della solidità dello stesso istituto familiare si collocano innanzitutto quei valori della tradizione, quei valori non negoziabili della persona che questo governo ha assunto nella dimensione pubblica con le conseguenti scelte regolatorie e comportamentali. L’”eccezione italiana” ha non a caso resistito alle sollecitazioni del pensiero unico europeo – che in Italia trova solidi sostenitori nella dimensione politica, sociale, mediatica e giudiziaria – in materia di matrimonio, procreazione, fine di vita. Quanto al modello di protezione sociale, il tempo vissuto ha posto irreversibilmente fine alla lunga stagione dell’uso smodato del debito pubblico. E in questo contesto è stato importante, e non facile, accrescere le risorse per la protezione del reddito dei lavoratori – autentica forma di sostegno della famiglia – e quelle per i servizi socio–sanitari responsabilizzandone più efficacemente le istituzioni regionali. La delega per la riforma del fisco e dell’assistenza, il cui esame è stato avviato dal Parlamento e dovrà compiersi nella legislatura, potrà ora riorientare la spesa fiscale e sociale in funzione dei dichiarati obiettivi di favore: il lavoro e la famiglia numerosa. Chiunque promette facile spesa aggiuntiva mente sapendo di mentire.
Né, Lei converrà, il giudizio su questo governo può essere scritto dalla grande mole di intercettazioni sulla vita privata del Presidente del Consiglio, espressione di quell’assedio giudiziario all’avversario politico che non è nato e non finirà con Berlusconi. A meno di non introdurre, finalmente, la effettività della responsabilità penale, civile, amministrativa, contabile anche dei componenti dell’ordine giudiziario.
Maurizio Sacconi
Ministro del Lavoro
e delle Politiche Sociali
 
Ho semplicemente imparato, caro ministro Sacconi, che il pensiero deve sapersi fare azione. E non lo dimentico, sforzandomi di valutare sempre serenamente e con occhi sgombri da pregiudizi fatti e situazioni. Un esercizio assai utile, soprattutto in questo tempo in cui dominano i giudizi inesorabilmente e ferocemente predeterminati. Certo, mi fa un po’ sorridere dirlo proprio a lei, poiché da cronista ho potuto verificare che il ministro del Lavoro e del Welfare, tra i membri del governo in carica, è uno di quelli che si sforzano di essere nell’azione politica (come nella vita personale) conseguenti con gli ideali ai quali si richiama. Tant’è che potrei aggiungere io qualcosa alla lista di ciò che ha positivamente fatto o messo in cantiere… Però neanche a lei, caro ministro, tutte le ciambelle riescono col buco e non tutte le battute escono felici, come ha sperimentato anche di recente… E la sua, per quanto generosa e importante, non è tutta l’azione di governo.Ma veniamo ai punti chiave della lettera. I valori non negoziabili – quelli che lei ricollega alla evocativa e assai impegnativa formula della «eccezione italiana» – meritano di essere affermati non solo attraverso la ragionata opposizione a derive devastanti per il tessuto umano e sociale di una comunità nazionale o per il tramite di una ragionevole astensione da iniziative rischiose e ambigue. A mio giudizio, per quel che vale, meritano anche e soprattutto di essere declinati concretamente in scelte legislative positive e tempestive. Come per esempio quella per  il varo della legge sul “fine vita” dopo il guasto prodotto da alcune ben note “sentenze creative”: un’opportuna e saggia iniziativa parlamentare dei gruppi del centrodestra, condivisa e sostenuta anche da Udc e Api nonché da significativi settori del Pd.Detto questo, una riforma fiscale che ponga fine a una lunga e ostile indifferenza nei confronti della famiglia costituzionalmente riconosciuta è e resta una delle grandi attese ripetutamente deluse dall’attuale governo. Aspettiamo ancora una svolta lungimirante che metta al centro i nuclei matrimoniali e i figli. E continueremo a insistere: la famiglia va rispettata e sostenuta di per sé, senza doverle necessariamente apporre un aggettivo come «numerosa» o «povera». Quegli aggettivi – che evocano straordinarietà – impongono certamente speciale attenzione, ma non possono esaurire il capitolo del “fisco amico della famiglia” che deve finalmente diventare ordinario e stabile. Auspicare questo non significa chiedere «spesa facile» e un «uso smodato del debito pubblico», bensì l’esatto contrario. Noi, come il Forum delle associazioni familiari, invitiamo a un uso accorto e mirato delle risorse, cioè a “investire”. E il sostegno alla famiglia, e alla famiglia con figli, è un investimento cruciale per il futuro di un Paese a rischio di «suicidio demografico». Ho scritto “Paese”, poco fa. Ma avrei potuto anche scrivere “cultura” e, magari, “eccezione”. Che per continuare a essere tale, a essere segno in Europa e nel mondo, ha bisogno di venire ricompresa, approfondita, continuata e trasmessa. Perciò non smettiamo di chiedere, persino in questo tempo difficile di ristrettezze e di tagli, che il ruolo di tutta la scuola sia incentivato e che decolli concretamente l’integrazione in uno stesso “sistema pubblico d’istruzione” – offerto ai ragazzi e alle loro famiglie – della scuola garantita dallo Stato e della scuola promossa dalla società, cioè di scuole statali e paritarie non statali. Già da anni la legge lo prevede, ma purtroppo, anche in questo percorso, siamo ancora tormentosamente sulla posizione di partenza...La continuazione naturale delle preoccupazioni precedenti ci fa tenere in primissimo piano il tema della condizione giovanile e della precarietà di vita e di lavoro che la caratterizza. Non aggiungo nulla, perché lei sa già tutto. E i nostri lettori stanno seguendo, puntata dopo puntata, l’ampio lavoro di cronaca, di riflessione e di proposta che stiamo sviluppando per sollecitare governo, opposizioni, sindacati  e imprese a “capovolgere” sguardo e logiche. A lei, caro ministro, non mancano le idee e nemmeno il coraggio.  Su queste colonne, infine, non abbiamo mai fatto mistero di essere preoccupati e logorati sino all’insofferenza per il continuo scontro tra settori del mondo politico e della magistratura. Che, è vero, è cominciato prima dell’«era Berlusconi» e promette di continuare dopo. Per questo caldeggiamo sia un equilibrato riassetto istituzionale (e nuove regole elettorali) sia una seria e complessiva riforma della giustizia in luogo della deleteria e quasi sempre incendiaria moltiplicazione delle riformette di scopo (o ad personam).Un sogno? Certo, ma a occhi aperti e a ragion veduta. Che si accompagna a quello di avere governanti che, come lei, agiscono con «disciplina e onore». E, su un altro piano, al sogno di veder sparire certe aggettivazioni, quando si parla della fede che ci accomuna. Né adulti né bambini, ma cristiani e cattolici e basta. Con le idee chiare su ciò che vale e ciò che può e deve essere fatto per questo nostro Paese.
Marco  Tarquinio
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