Gigantografie di Milano nel 1945 per far capire cos'è la guerra
sabato 4 marzo 2023

Caro direttore,
siamo in piena guerra e si fa fatica a parlare di pace. Sembra che tanta gente non sappia cosa sia vivere in guerra. Qualche volta parlando di pace mi sembra di trovare degli ascoltatori indifferenti o che parlino di guerra senza neppure immaginare cosa sia vivere in guerra. È difficile farsi capire da chi ha visto solo la guerra al cinema. Specialmente i giovani non hanno idea della fortuna che hanno di vivere in tempo di pace. Tra poco sarà il 25 aprile, Festa della Liberazione. Ci saranno cortei, manifestazioni, testimonianze come si fa da anni. Ma chi si ricorda come era la Milano di quel 1945 dopo anni di guerra? Vorrei fare una proposta: facciamo quest'anno anche un 1945 di immagini. Mettiamo in Galleria Vittorio Emanuele delle gigantografie per far vedere come era stato ridotto dai bombardamenti il salotto di Milano. Accanto alla Scala esponiamo le foto del suo soffitto e dei suoi palchi sfondati. Così altre foto alla Rinascente, all'Università Statale, in piazza Cordusio, al Duomo con le sue guglie rotte e la Madonnina con il cappotto perché non fosse punto di riferimento degli aerei. Idem in tanti luoghi di shopping, altre foto. E fare altrettanto in altre città della nostra Italia, della nostra Europa. Facciamo vedere quali ferite procura la guerra anche ai luoghi, oltre che alle persone e alle famiglie. Si dirà: ci vuole ben altro. Sì, lo so. Ma qualche riflessione potrebbero suscitare quelle foto; qualche anziano si ricorderà e qualche giovane capirà cosa potrebbe succedere di nuovo. Un cordiale saluto e avanti assieme, come operatori di pace.

Francesco Ferrari Merate (Lc)


Penso, gentile e caro amico, che il sindaco Sala sarebbe saggio ad ascoltare il suo consiglio, e lo rilancio con convinzione. Mettiamo in primo piano, nelle nostre città, a partire da Milano, immagini della guerra che fu, così uguali a quelle della guerra che è, in Ucraina e in troppi altri luoghi del nostro mondo senza giustizia e senza pace. E aiutiamo tutti a ricordare che il primo e più forte e decisivo atto di giustizia e di libertà, è smetterla di ammazzarsi.

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