venerdì 12 settembre 2014
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La possibilità di donare ferie a genitori con figli in difficoltà «Oui, vous vous appelez mon frère», «sì, vi chiamate mio fratello»: così rispondeva il vescovo Myriel nei Miserabili allo sbalordito galeotto Jean Valjean, sommerso di cure e attenzioni da un monsignore che non conosceva neppure il suo nome. Ma sì, a ben guardare è la «fraternità», l’appartenenza consapevole e convinta a una stessa famiglia, l’unica chiave per comprendere l’ispirazione della norma inserita ieri dalla Commissione Lavoro del Senato nel cosiddetto 'Jobs Act'.  Prevede, pensate un po’, che i colleghi di lavoro di un genitore con figli in grave difficoltà possano regalargli giorni di ferie o di permessi non goduti, per consentirgli di continuare l’assistenza domestica senza conseguenze sulla sua posizione lavorativa.  Sarà forse l’unico comma, o articolo, che, a conclusione dell’iter legislativo, avrà ricevuto un’approvazione unanime, perché si sa che su tutto il resto vale la vecchia logica dello scontro. Ma ai nostri occhi ha un valore simbolico di prima grandezza. Perché qui siamo anche oltre i confini dell’economia solidale, in cui rientrano ad esempio i 'gruppi di acquisto' fatti in comune da famiglie in cerca di risparmi, o della stessa 'economia del dono' teorizzata quasi un secolo fa dall’antropologo Marcel Mauss, che prevede comunque uno scambio, sia pure differito o diseguale. Del resto, ad aver suggerito l’iniziativa ai leghisti che l’hanno proposta – il deputato Prataviera e la senatrice Munerato – è un’analoga leggina francese approvata qualche mese fa dall’Assemblea nazionale di Palais Bourbon. Che a sua volta è stata voluta a furor di popolo, sull’onda emotiva di un episodio degno della Francia profonda di Victor Hugo.  È accaduto nel 2012 in un paesino tra Lione e Saint-Étienne. I dipendenti di una fabbrica di acque minerali, saputo che il figlio di un loro collega stava lottando contro un grave tumore, hanno ottenuto dall’azienda di potersi 'tassare', donandogli, fra tutti quanti, sei mesi di ferie extra, che gli hanno permesso di assistere fino alla morte il piccolo Mathis. È nata così la 'loi Mathis', che appunto consente la cessione gratuita – perfino anonima – di una parte o di tutti i giorni di riposo non goduti, quando il figlio del dipendente ha meno di 20 anni ed è vittima di malattia, handicap o incidente grave.  Adesso, speriamo fra non molto, la norma potrà essere applicata anche al di qua delle Alpi. Tra l’altro, spiegano gli esperti di economia aziendale, anche i datori di lavoro avranno interesse ad applicarla, visto che i cumuli di ferie arretrate appesantiscono il conto economico. Poi certo, qualche scettico inguaribile, invocando san Tommaso Apostolo, rifiuterà di credere – salvo smentita nei fatti – a una possibile, prossima epidemia di generosità tra operai e impiegati italiani. Noi invece in questo caso preferiamo appoggiarci alle certezze dell’altro san Tommaso, l’Aquinate, che definiva il bene «diffusivum sui»: destinato cioè a propagarsi per sua stessa natura. Non solo tra fratelli di sangue.
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