mercoledì 6 ottobre 2010
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Caro direttore,martedì 28 settembre alle ore 14.00 la trasmissione televisiva di Rai2 "Pomeriggio sul 2" ha effettuato un collegamento in diretta dalla parrocchia dell’Immacolata Concezione di Portici, sull’uccisione della signora Teresa Buonocore, madre che aveva denunciato e fatto condannare il molestatore della sua bambina. Ero presente alla diretta insieme con molte decine di persone, non certo per la vanità di apparire nel teleschermo, ma per il dovere civico e cristiano di testimonianza davanti a un fatto così grave. Purtroppo la trasmissione ha inteso rappresentare solo il cliché di un territorio disperato e disperante pieno solo di monnezza umana, sociale e propriamente detta, «Gomorra o qualcosa di molto vicino» testualmente citando l’amabile conduttore da studio. Il nostro sindaco è stato attaccato strumentalmente, fingendo di ignorare che le competenze della protezione per Teresa spettassero alle forze dell’ordine e alla magistratura, non certo al sindaco. Le parole del nostro parroco sono state distorte come un appello a mettere tutto a tacere, in spregio all’evidenza di noi che eravamo lì a metterci la faccia proprio perché nessuno possa dimenticare. È stato più volte ripetuto che «a Voghera o a Trento queste cose non sarebbero accadute», quasi che a Portici avessimo un predisposizione razziale alla pedofilia e all’assassinio su commissione. È stato provocatoriamente chiesto da studio che i ragazzi (cioè i più deboli) facessero i nomi dei clan camorristici di Portici, ignorando che proprio di certe notorietà i camorristi si avvalgono per dare credito al loro potere. Sono state minimizzate le voci degli operatori parrocchiali, cioè delle persone che meglio conoscevano Teresa e la sua famiglia, perché la rappresentazione che si intendeva dare ci voleva nel ruolo di una comunità di omertosi, magari collusi. Il coraggio di Teresa, secondo me, sta nel non aver provato a farsi giustizia da sola (magari rivolgendosi al boss di competenza, come vorrebbe la mentalità mafiosa), nel non aver lasciato il suo quartiere e il suo paese (magari per andare a Voghera o a Trento o in altri "posti civili"). Il coraggio di Teresa sta, secondo me, nell’aver intrapreso la strada della legalità che purtroppo nel nostro Paese può trasformarsi in Via Crucis, Calvario compreso. E nessuno doveva avvicinarsi con meno che rispetto alla sua tragedia, senza offendere coloro che le erano vicini e a cui ha lasciato una testimonianza di cui speriamo di essere degni. Noi operatori parrocchiali siamo indignati. Operiamo in un terreno difficile – e ciò è del tutto evidente – per seminare quotidianamente e con fatica valori civili e cristiani di rispetto, non violenza e legalità. Della pornografia dei sentimenti da parte di alcune trasmissioni televisive sapevamo che era un rischio da correre se volevamo tenere desta l’attenzione su una vicenda che colpisce tutti. È risultato evidente che dell’assassinio di Teresa e delle sofferenza della famiglia ai lorsignori in studio non importasse nulla, se non per fornire una rappresentazione offensiva non solo della dignità delle persone, ma anche della verità. E ciò contribuisce ad aumentare la cappa di rassegnazione e di disperazione, del «tanto non c’è niente da fare», della Napoli che sta morendo sotto la sua cappa di monnezza. E questo noi, come cristiani e cittadini, non possiamo permettercelo. Per amore del nostro popolo e della Verità.

Mario Catalano, Cittadino di Portici e catechista della Parrocchia dell’Immacolata Concezione

La sua lettera, caro signor Catalano, è bella e vibrante. Colma di una passione e di un orgoglio positivo che merita di essere sottolineato e che vorrei fosse contagioso. Proprio per questo mi fa piacere pubblicarla con il massimo dell’evidenza, anche se a proposito del programma di Rai2 (che mi sono andato a rivedere) nel quale è stata raccontata la coraggiosa e tragica vicenda della signora Teresa Buonocore e tratteggiata la situazione di Portici ho avuto sensazioni piuttosto diverse dalle sue. Ci sono stati, è vero, accenti e battute che capisco possano averla irritata, ma il messaggio complessivo della trasmissione è stato a mio giudizio, per quel che vale, di autentica vicinanza e di grande rispetto per la realtà che lei e tanti altri rappresentate e nella quale state «operando», da cattolici e da cittadini, per costruire un tempo nuovo. Ci tenevo, caro amico, a dirglielo pubblicamente perché spero che questo conforti lei e i suoi amici nel vostro generoso impegno comune. Ci sono aspetti così amari nella vostra esperienza che non ne servono di ulteriori e immotivati. Continuate a stare vicini ai vostri sacerdoti e siate forti e sereni; non cessate di credere che il coraggio quotidiano, lo spendersi per far crescere bene e con valori chiari e saldi i più piccoli, cambia davvero il mondo. E può convertire chiunque. Un saluto affettuoso e il più solidale degli auguri.
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