martedì 13 ottobre 2009
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La Fiera del libro di Francoforte – che si apre domani fino al 18 ottobre – di fatto era già iniziata diverse settimane fa con il cancan suscitato dalla Cina, quest’anno ospite d’onore della Fiera, per l’atteggiamento assunto nei confronti degli intellettuali dissidenti, come riferiva Vito Punzi su queste stesse pagine (8 ottobre). Le polemiche certo continueranno, ma i temi e i problemi dibattuti dagli editori e dagli espositori in genere saranno ben altri, con l’aria che tira. Comprare e vendere (soprattutto annunciati o possibili bestseller) resterà naturalmente l’occupazione principale dei gruppi editoriali e delle case editrici di maggior prestigio in campo narrativo e saggistico, ma si cercherà al tempo stesso di acquistare buoni titoli con molta oculatezza, senza spendere troppo e pescando per questo in aree editoriali ancora poco frequentate (Vicino ed estremo Oriente, Paesi dell’Est, ecc.). Ma ci sono anche scelte strategiche da compiere, in relazione a uno scenario che si allarga e diversifica, interagendo anche con il libro, e che pone i seguenti interrogativi: come affrontare il nodo del "libro elettronico" e dei libri digitalizzati, con tutte le problematiche connesse? Ci sarà complementarietà o alternativa rispetto ai libri a stampa, a cominciare da quali settori e per quali specifiche tipologie di lettori o di utenti? Il via vai affannoso dei professionisti della Fiera sembra diventare di anno in anno una sorta di metafora del nomadismo editoriale e della velocità con cui si devono affrontare le sfide che vengono dallo sviluppo tecnologico, dai mutati comportamenti d’acquisto, dal calo delle vendite e dall’aumento dei costi, con una conseguente diminuzione di redditività. In realtà, fare l’editore oggi vuol dire saper conciliare tanti mestieri diversi. E per tutti questi mestieri – in parte antichi, ma profondamente cambiati, in parte completamente nuovi – si richiede tanta competenza, lungimiranza, agilità di movimento e decisione. Perché i libri sono entrati a far parte di un universo composito, dove la "macchina" editoriale si fa di giorno in giorno più complessa e sfuggente. Con un primo semestre alle spalle di segno complessivamente negativo (-6/7%), le case editrici italiane si presentano all’appuntamento di Francoforte con giustificata prudenza, ma anche con l’ottimismo di chi vuol guardare avanti, attrezzandosi per conseguire risultati positivi. Di questo ottimismo può essere esemplificativamente un segno anche l’uscita di impegnative opere enciclopediche come «La cultura italiana» (dodici volumi Utet diretti da Luigi Luca Cavalli Sforza) o «Cristianesimo» (tre volumi De Agostini diretti da Giuseppe Alberigo, Giuseppe Ruggieri e Roberto Rusconi e altri due volumi diretti da Piero Coda e Giovanni Filoramo). Per non parlare del prestigioso catalogo d’arte Jaca Book, che a Francoforte suscita sempre grande interesse. Così come un segnale di speranza è da cogliere nell’investimento che vari editori, anche religiosi (come le Edizioni San Paolo), stanno facendo sui libri per ragazzi. In questa direzione va anche la prossima apertura (22 ottobre) a Monza di una "libreria dei ragazzi": un luogo che può diventare per tutta la provincia un riferimento importante, come lo è oggi l’insostituibile libreria di Milano, fondata da Roberto Denti. Insomma, si tratta di guardare avanti e, possibilmente, nella direzione giusta.
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