lunedì 24 ottobre 2011
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Caro direttore,anni fa, si sentiva dire: «Con questo mondo... non voglio figli». Noi questo lo abbiamo ascoltato, ma non abbiamo aderito. Ci siamo innamorati della vita, del mondo, del rischio e soprattutto di Dio, che riconosciamo essere al di sopra di tutti. Aver scoperto la presenza costante di Gesù che redime e guarisce ogni male, e quindi rende nuova la creazione, ci ha dato molta forza e speranza. Tutto questo ha contribuito ad aprirci alla vita, accogliendo i figli che il Signore ci ha donato. Persone per il mondo, la "merce" (mai da considerare tale) più preziosa. Con meraviglia al principio, con stupore in un secondo tempo, e infine con rabbia – non lo nego – abbiamo scoperto, man mano che il tempo passava e i figli aumentavano, che le leggi a favore delle famiglie, o non ci sono, o sono mal interpretate, o restano lettera morta. Alla faccia della Costituzione e dell’art. 31 che afferma: «La Repubblica agevola con misure economiche e altre provvidenze la formazione della famiglia e l’adempimento dei compiti relativi, con particolare riguardo alle famiglie numerose». La nostra esperienza comune è che nei fatti leggi e norme nel nostro Paese sono contrarie alle famiglie numerose. In molte situazioni, dalle bollette ai ticket sanitari, all’iscrivere i figli a una palestra non siamo mai riconosciuti quale "famiglia", ma siamo sempre trattati come "individui". Quindi, a prescindere dal numero dei componenti, le famiglie numerose nella pratica devono rispondere come se avessero figli unici. Nella "laicissima" Francia non è così. E neppure in Germania. Lì le famiglie numerose sono tutelate da leggi chiare e sicure, che davvero a noi fanno invidia. In Italia il secondo figlio per il calcolo Isee è contabilizzato con un "peso" del 50% e dal terzo in poi addirittura solo al 35%. Il quoziente familiare non è stato introdotto, nonostante la richiesta sia stata accompagnata da un milione di firme, nonostante le esplicite promesse elettorali dell’attuale maggioranza, nonostante il vasto consenso ricevuto a parole – anche da parte di esponenti dell’opposizione – dopo la Conferenza nazionale sulla famiglia di Milano di quasi un anno fa. Le bollette dell’Enel per ogni famiglia numerosa sono un vero salasso, perché più consumi più sei penalizzato con fasce che se superate fanno lievitare considerevolmente i costi e spesso noi raggiungiamo fasce elevate, sicché paghiamo l’energia super-maggiorata.
 
So che questo non è il momento di pretendere soldi, ma bisogna pur decidersi a considerare questa realtà mortificante. Se per qualsiasi persona la perdita del lavoro è un problema gravissimo, quando si tratta di una famiglia numerosa tale situazione diventa immediatamente un dramma. Se i figli crescono e non trovano occupazione, per le famiglie numerose il problema è più serio. Mi accorgo di ritrovarmi a scrivere cose che al comune pensiero sono ovvie, ma che purtroppo non sono ancora state recepite. Siamo qui a testimoniare che stiamo crescendo una generazione diversa, spero migliore, più motivata perché non dipendente dal consumismo o dalle mode. Ma, mi creda, il sacrificio che ci viene richiesto è davvero eroico.
Maria Assunta Muzzin, madre di 5 figli - Casarsa della Delizia (Pn)
Certo che le credo, cara signora Muzzin. Le credo e le dico grazie per la franchezza e l’efficacia con cui tratteggia lo strano caso di un Paese nel quale il fare famiglia e, a maggior ragione, famiglia numerosa, ha finito per essere trattato come una specie di lusso. Ed è diventato – capovolgendo il mondo e picconando il futuro – addirittura una cosa concretamente "sconveniente". Forza, gentile amica lettrice, e sappia che anche Avvenire continuerà a sostenere la buona causa di chi si sposa, mette al mondo figli e dà così sostanza e respiro alla nostra comunità nazionale: è una battaglia culturale decisiva ed è una incessante richiesta di giustizia (fiscale e non solo) che deve trovare degna risposta. Un saluto davvero cordiale.
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