Europa e Africa, il gran lavoro di costruire un vero bene comune
venerdì 18 novembre 2022

Caro direttore,

continuo ad avere davanti agli occhi la scena fissata domenica scorsa, 13 novembre, nella sala Nervi, in Vaticano. Tanti poveri, italiani e stranieri di nascita, seduti a tavola col Papa. Convocata là una parte dell’umanità più sofferente per varie ragioni. Un gesto sommamente evocativo – ben oltre il suo significato materiale – di un altro Banchetto in un’altra sala: quella del Cenacolo. Una logica antitetica a chi dice: «Tu sì, tu no!». Antitetica a chi non pensa alla nostra condizione privilegiata: che merito abbiamo infatti noi per essere nati in Paesi benestanti? Che demerito hanno gli altri – la maggior parte dell’Umanità – per essere nati in Paesi poveri o provati o addirittura da noi a lungo sfruttati? «I care», diceva don Lorenzo Milani: «Mi sta a cuore», mi metto nei panni degli altri! Preghiamo assieme Gesù perché i “Costruttori-del-Diritto” (nazionale ed internazionale) siano all’altezza del loro altissimo e delicato compito. Un Diritto certo necessario per tutti, ma contemporaneamente impregnato di Civiltà. D’altra parte, a ben pensarci, è solo questione di tempo; pensiamo alle migrazioni: l’anzianità e la denatalità dei nostri popoli (e, al contrario, la giovinezza e la natalità di altri popoli) creano ed ancor più creeranno una pressione talmente forte che non potrà essere arginata. Solo l’idea innovativa non più solo dell’Europa, ma di una “Euro-Africa” potrà avvantaggiarci tutti, con importanti investimenti occidentali in quei luoghi e col contributo alla progressiva emarginazione, per via pacifica, delle varie dittature locali che in alcuni casi vi albergano terribilmente.

Renato Omacini, Lido di Venezia


Bella riflessione, caro amico. La condivido. Così come condivido il suo appello a una grande «idea innovativa» che vada alla radice della lotta contro le disuguaglianze e per la costruzione di società umane più giuste, più sostenibili e più cooperative. C’è chi ragiona da tempo – ed è una visione concreta, che affascina anche me – sul “Continente verticale” (europeo mediterraneo e africano) che dobbiamo saper pensare e organizzare tracciando il cammino comune di una delle aree più anziane e sviluppate del mondo (la vecchia Europa, appunto) e dell’area più giovane e in ulteriore e impetuosa, ma spesso ancora contraddittoria, crescita demografica e socio-economica (l’Africa). Serve una classe politica all’altezza del progetto e del compito, ed è una cittadinanza responsabile e solidale che può generarla. A questo servono – dovrebbero servire – i luoghi della formazione e dell’informazione. La parola e l’esempio del Papa ci motivano e ci spronano nel gran lavoro che ci sta davanti per costruire un vero bene comune.

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