martedì 26 febbraio 2013
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​Gentile direttore,
domenica scorsa ho votato per la settima volta. In questo momento di confusione, sia politica che sociale, mi sono trovato nella condizione, come molti, di dover capire chi e cosa votare, perché la bontà del partito a cui sono sempre stato affine non era più così evidente. Mi sono trovato spaesato, ma ho cominciato a informarmi, non le parole che sentivo e basta, ma i fatti. Le cose a cui bisogna rispondere, i problemi, il contesto economico mondiale, il contesto europeo, l’utilità o meno dell’Europa, il motivo e l’origine del debito, la pressione fiscale, il motivo del crollo del passato governo, le ragioni di un governo tecnico, in che condizioni si è trovato. Insomma tante tante cose che sentivo di dover capire per poter dare un voto, non di pancia o di tifo, ma di ragione. Un voto che tenesse conto di tutto, non solo di qualche "orto personale". Ho passato due mesi a informarmi, a verificare cose, a pensare, a discutere accesamente con i miei amici. Un lavoro vero e proprio, fatto insieme. Sono arrivato a un giudizio chiaro, che ho rischiato più di una volta con amici che la pensavano diversamente. La cosa che mi ha più entusiasmato di questa tornata elettorale (anche se il mio voto non porterà una vittoria) è che ho rivisto una passione per la vita, per gli altri, per i problemi, per la politica, ho rivisto la mia ragione farsi strada nelle cose non con schemi, ma bisognoso di verità, con estremo realismo, non con rassegnazione, mi sono scoperto più grande di quello che pensavo (appassionandomi persino di economia), in grado di dire sì o no a delle proposte e perché, in grado di avere un’opinione mia senza che qualcuno mi imboccasse. Non dico di aver fatto tutto giusto, ci mancherebbe, ma, risvegliato dall’incontro con Cristo, mi sono ritrovato voglioso di capire (discutendo con chiunque) ricapendo cos’è la politica vera, capendo che dalla politica non viene la salvezza, ma da un io vivo (a cui la politica deve guardare per svolgere il suo compito), che si guarda intorno e vive fino in fondo, guardando le cose per quello che sono. Un io che vive sempre (tentativamente) guardando a Lui, anche in politica (non per forza con grandi proclami, ma con azioni concrete, realiste). Così nemmeno un piccolo, insignificante voto, va perso, ma cambia un po’ la vita. La fede non rimane fuori nemmeno dalle elezioni, la vita è piena di gusto. Grazie di tutto ciò che fate.
Andrea Pesenti, Bergamo
l suo, caro Andrea, è stato un bell’itinerario per tanti versi fai-da-te dentro la brutta campagna elettorale che ci è stata "somministrata" in dosi urtanti, più che d’urto, e che abbiamo subìto un po’ tutti. Sono contento che lo scrupoloso lavoro d’informazione di Avvenire abbia contribuito alla sua fatica di capire e di scegliere.
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