venerdì 15 ottobre 2010
COMMENTA E CONDIVIDI
Da una parte un’occasione persa. Dall’altra una bella occasione. Parliamo sempre di sport. Martedì e ieri. Di due giornate così diverse tra loro, lontane. Una giornata di violenza e delusione. Un’altra di gioia e speranza. Quella tremendamente fisica dei teppisti serbi e quella così lontana dalla fisicità, eppure così importante per il loro fisico, degli atleti della V Giornata nazionale dello sport paralimpico. Da un lato spranghe, bombe carta, coltelli. E poi cariche, lacrimogeni, feriti, arresti. Dall’altro carrozzelle, protesi, stampelle. E poi allegria, canti, risate, abbracci. Due eventi ospitati negli stadi, tre giorni fa a Genova, ieri sempre nel capoluogo ligure e in altre dodici città. Italia-Serbia, come tante partite della Nazionale, voleva essere una grande festa, sugli spalti c’erano addirittura mille bambini in maglia azzurra per iniziativa della Federcalcio Liguria e quattordici di loro erano anche scesi in campo con le due squadre. Ma a vedere cosa? Certo non dello sport, del divertimento gioioso. Purtroppo non la prima volta in un mondo, quello del calcio, che tra violenze, scandali e troppi soldi, allontana sempre di più famiglie e bambini dagli stadi. Ieri, invece, nei tredici stadi italiani le famiglie c’erano, eccome! Accanto ai loro figli, così lontani dallo stereotipo dell’altleta, un po’ storti, dinoccolati, impacciati, eppure veri atleti, più dei loro colleghi "normali". Atleti della vita, che per loro è fatta sempre di salite, ostacoli e di traguardi che non arrivano mai. Ma anche atleti da stadio vero. Ieri hanno corso, saltato, lanciato. E soprattutto hanno gioito, divertendosi. Loro con mamma e papà. Una bella giornata, una bella occasione, di sport e di vita. E soprattutto di conoscenza e integrazione. Accanto agli atleti disabili (e anche ad atleti "normali") c’erano, infatti, più di 35mila bambini e ragazzi di tante scuole italiane invitati, dal Comitato Italiano Paralimpico e da Enel Cuore Onlus, per conoscere il mondo della disabilità e per provare cosa voglia dire fare sport diverso, ma sempre sport. Quello vero, fatto di sana competizione e messa alla prova di se stessi. Vale, o almeno dovrebbe, per gli atleti normali. Vale ancor di per quelli disabili. Correre o saltare con le protesi, giocare a basket su una carrozzella. Gli atleti handicappati lo fanno tutti i giorni. Ieri tanti bambini l’hanno sperimentato accanto a loro. Per conoscersi meglio, per capirsi meglio. E per capire cosa sia davvero lo sport. Ma anche come esistano tanti coetanei che, malgrado le difficoltà, provano a essere "uguali" o almeno meno "diversi". Che nello sport trovano momenti di riscatto o anche solo di speranza. Comunque felici. Davvero una gran bella occasione, finalmente una gran bella giornata di vero sport, così lontana da quelle immagini di tre giorni fa.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: