venerdì 8 maggio 2015
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​«Il nostro popolo tanto martoriato non può tollerare ulteriori e irresponsabili ritardi». Lo avevano sottolineato con forza lo scorso 21 aprile i vescovi della Campania, auspicando che il disegno di legge sui reati ambientali, i cosiddetti "ecoreati", in discussione in quei giorni alla Camera, venisse approvato, senza modifiche, con la necessaria rapidità. E questo perché, avevano denunciato, «troppo grave è la situazione perché si possa continuare a non dotare lo Stato italiano di una valida legislazione sui reati ambientali. Reati da considerare a pieno contro la persona e la comunità». Parole chiarissime, tese a sostenere la sofferenza di un popolo che da decenni è costretto ad attendere risposte giuste ed efficaci che non arrivano. Parole forti, come quelle drammatiche dei cittadini della "terra dei fuochi" dei quali, ancora una volta, si era fatto "voce" don Maurizio Patriciello con un appello al premier Matteo Renzi. O come quelle delle 25 associazioni, guidate da Libera e Legambiente, che avevano lanciato la campagna #neancheunavirgola, invitando la Camera ad approvare senza modifiche il ddl. Invece loro e noi siamo qui ad attendere che il Senato torni a occuparsene.Giá, i «ritardi» che i vescovi campani avevano definito «intollerabili» si sono prolungati. Come se non fossero abbastanza i tanti anni, troppi, che sono stati necessari per riuscire a discutere in Parlamento. Il governo, che ha accettato gli emendamenti la cui approvazione ha riportato il provvedimento a Palazzo Madama per una quarta lettura, ha promesso che il "via libera" definitivo ci sarà entro fine maggio, che in realtà si riduce al 21, prima della pausa per le elezioni amministrative. «Siamo pronti a mettere la fiducia», ha fatto sapere Renzi. Bene, ma osserveremo con molta attenzione i prossimi passaggi. Troppi ostacoli hanno, infatti, accompagnato questa urgente e eppure lentissima riforma. Alcuni espliciti, altri subdoli.A lanciare per la prima volta la proposta di inserire i reati ambientali nel Codice penale fu Legambiente nell’ormai lontano 1994, in occasione della presentazione del primo Rapporto Ecomafie. Ma per avere la prima vera proposta di legge si è dovuto attendere il 1998, quando a elaborarla fu la Commissione parlamentare d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti che l’approvò all’unanimità. Invano. E nel frattempo decine di processi agli inquinatori sono finiti nel nulla, soprattutto a colpi di prescrizione, in Campania come per la vicenda Eternit e per la discarica abruzzese di Bussi. Poi grazie anche alla campagna giornalistica di "Avvenire" sulla "terra dei fuochi", lanciata quasi tre anni fa, il tema è tornato all’interesse del Parlamento. Sembrava davvero la volta buona. Già nel febbraio 2014 la Camera ha approvato a larghissima maggioranza un «buon testo» (lo definiscono così i magistrati che da anni combattono le ecomafie, e che denunciano di avere le armi spuntate). Ma al Senato la sacrosanta fretta è diventata stagnante palude.

E il ddl si è fermato in commissione per più di un anno. Molte le pressioni delle lobby industriali. Anche esplicite, visto che è sceso in campo ben due volte lo stesso presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi. Dal quale, come abbiamo scritto più volte, i cittadini della Campania attendono piuttosto parole di scuse per l’avvelenamento provocato da milioni di tonnellate di rifiuti industriali, in gran parte provenienti da aziende del Nord. Fatti accertati giudiziariamente, non meri sospetti. Ma alla fine al Senato la "zeppa", è arrivata con un emendamento "ambientalista", presentato da Fi, il divieto dell’air gun, l’uso di esplosioni di aria compressa per le prospezioni petrolifere in mare. Argomento discutibile, affrontato male e frettolosamente e inserito in una norma che si occupa di altro. Ma alla fine passato col voto di Fi, Lega, M5S, Sel, Ncd. Una strana maggioranza. E subito sono arrivate le critiche e le pressioni sia dell’Eni che di parte del mondo scientifico. Che al ritorno alla Camera si sono concretizzate in tre emendamenti soppressivi del divieto presentati da Fi, Ncd e Sc. Insomma, chi lo aveva proposto al Senato.Scarsa memoria? Idee rapidamente cambiate? Sicuramente molta poca chiarezza, un gran polverone. Anche perché alla fine Forza Italia ha votato, unico partito, contro il provvedimento. Il risultato è che l’approvazione di quegli emendamenti ha rinviato il ddl a Palazzo Madama dove ieri è subito cominciato l’iter in commissione. Tutto bene? No. In quarta lettura il Senato può ritoccare solo quello che la Camera ha modificato, cioè l’articolo 1, quello nel quale era stato inserito il divieto dell’air gun. Ma in questo articolo ci sono anche tutti i nuovi delitti contro l’ambiente, quelli tanto attesi e che qualcuno non vorrebbe. Già si annunciano ulteriori emendamenti. Quanto terrà la promessa di non modificare più nulla? E quella di fare in fretta? Le mamme e i papà della "terra dei fuochi", le vedove dell’Eternit, il "popolo inquinato" di Taranto, Marghera, Gela, Crotone e dei tanti altri disastri ambientali, guardano negli occhi Governo e Parlamento. Noi vorremmo che vedessero solo trasparenza e verità. Il traguardo è vicino. Solo 13 giorni. Va assolutamente tagliato.

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