venerdì 9 gennaio 2015
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Caro direttore,
mercoledì, tornando a casa da scuola, ho appreso la notizia dell’attentato a Parigi. Sgomento, la percezione di essere indifesi, qualcuno in qualsiasi momento potrebbe accanirsi, uccidere, distruggere. Ho pensato ai bambini della mia scuola, sommersi dal ripetersi delle notizie, delle immagini, ho visto i loro occhi che in questi frangenti guardano e, anche se silenziosi, chiedono una risposta, e mi è tornato davanti agli occhi il cartellone che avevo appena visto nella classe quinta elementare. Un cartellone colorato, appeso al muro, dal titolo: “Le nostre domande”. In un corsivo incerto, con un pennarello rosso le avevano scritte, durante l’ora di religione: tante domande, fitte fitte, con a fianco i nomi di ognuno. Me ne sono tornate in mente alcune: Perché esiste il male? Perché Dio ci ha creato? Perché Dio ci ama? E ancora: perché al mare mi ha punto la medusa? La mia reazione era stata: “Che strana quest’ultima, così banale…”. Ma mercoledì sera quella domanda non mi sembrava affatto banale. Una bimba fragilissima e amatissima, aveva sentito sulla pelle il male, un male piccolo, ma “suo”. Ieri sera ognuno di noi sentiva sulla pelle il male dell’attentato, un male grande e “suo”. Non era una domanda teorica, ma un altrettanto grande interrogativo: perché questo male? Anche domani le domande saranno lì, nella classe di quei bambini, fissate in attesa di una risposta, ancora più vere e più serie di prima. E io come resto? Il male non vincerà, è già stato vinto. Quella folla silenziosa nelle piazze di Parigi, inconsapevolmente, si è avvicinata all’unica risposta sensata, la Sua vittoria sul male. Ieri sera ho riletto il racconto di Vasilij Grossman “Il maestro”, in cui il protagonista raccontando delle persecuzioni naziste dice: «Nelle settimane tremende in cui non ci siamo visti sono diventato ottimista». «“Come?” domandò spaventato Vajntraub. “Ottimista? Mi perdoni, ma credo che lei sia impazzito. Ha capito con che razza di gente abbiamo a che fare?”. “Non è questo che intendo”, disse il maestro. “Di una cosa soprattutto avevo paura, anzi ero terrorizzato, sudavo freddo al solo pensiero. E cioè che i calcoli dei nazisti risultassero esatti... Crede davvero che i nazisti l’abbiano messa in piedi dall’oggi al domani questa persecuzione infinita, lo sterminio di un popolo intero, di milioni e milioni di persone? Dietro c’è un freddo calcolo matematico… È questa la loro forza... Che il buio risorga!... Invece si sono sbagliati. Hanno tolto le briglie all’odio e ne è nata la compassione... volevano destare la perfidia e la durezza di cuore, volevano offuscare la mente di grandi popoli. Mentre ho visto con questi occhi, l’ho provato sulla mia pelle, ...la vedo la compassione di molti. ... i loro ragionieri hanno fatto male i conti. Il mio ottimismo avrà la meglio...”». Ai “miei” bambini, a scuola, non ho bisogno di dire, ho solo bisogno di essere con loro memore di questa certezza, Lui ha già vinto il male, ho bisogno di camminare con loro, «attenta, instancabile, coraggiosa», come ci ha detto il Papa all’Angelus il giorno dell’Epifania perché «così cammina un cristiano».
Elena Romanini - Preside della Scuola S. Agostino Salsomaggiore Terme (Pr)
La sua lettera, cara preside, consegna il senso di un dovere interamente compreso di fronte all’insidia terribile per tutti gli uomini e le donne di questo tempo.E le distruzioni e le stragi di Boko Haram di cui ieri si è avuta notizia tornano a dirci che l’orrore che dilaga e si ripete in Africa e in Asia ci riguarda e ci insegue tanto quanto quello che accade a Parigi... Grazie, perché mi rimangono nel cuore gli occhi pieni di domande dei "suoi" bambini. Mi rimane l’impervio inizio della risposta possibile al male, che lievita tenace in tutto il dolore che ci tocca provare e in tutta la pace che dobbiamo saper fare. Ma infine, e soprattutto, mi resta la fulminante constatazione e profezia di Vasilij Grossman, che lei cita e io mi auguro: «Hanno tolto le briglie all’odio e ne è nata la compassione...». Veniamo dal Natale e le tenebre che si addensano alle porte di casa ci sfidano a vivere oggi da protagonisti, ognuno per la propria parte, un nuovo parto di luce, a nutrire la speranza di un sentire comune. È questo l’evento che può sconfiggere le logiche del disprezzo e i piani degli assassini.
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