mercoledì 30 luglio 2014
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Cominciamo bene. Come un Tavecchio qualsiasi, il nuovo direttore dell’Agenzia delle Entrate Rossella Orlandi, alla sua prima uscita pubblica esordisce con una battuta insultante per i cattolici e, soprattutto, sbagliata. Spiega la Nostra, a un convegno di Confcommercio, che «in Italia sanatorie, scudi, condoni sono pane quotidiano. Siamo un Paese a forte matrice cattolica, abituato a fare peccato e ad avere l’assoluzione. Se il cittadino che evade è convinto che la sanzione non arriverà, difficilmente si abituerà a rispettare le leggi». Insomma, colpa della cultura cattolica se in Italia si evade così tanto. Si potrebbe ricordare alla direttrice Orlandi che la cultura, e ancor più la dottrina, cattolica dicono ben altro sull’evasione, considerata furto, cioè peccato grave, e forte ingiustizia sociale, rispetto alla quale i richiami dei vescovi e dei sacerdoti nelle omelie sono frequenti e la battaglia di questo giornale è nota a tutti (tranne che a qualche dirigente pubblico). Davvero è difficile comprendere in base a quali verifiche Orlandi possa creare un’equazione tra la cultura solidarista cattolica e l’Italia egoista e cialtrona dell’evasione. Rifaccia i suoi conti, la signora direttore. E ammetta d’aver sbagliato. I milioni di contribuenti cattolici onesti sono pronti ad assolverla. E pure a condonarle la brutta figura.
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