Dialogo d'un bimbo e una maestra sul Natale festa «al plurale»
giovedì 2 gennaio 2020

Gentile direttore,
chi l’ha detto che ai piccoli viene trasmessa solo un’idea consumista del Natale? Eccole una prova: «Maestra: 'Buon Natale!'. Bambino: 'Che dici Maestra? Buone Feste!' Maestra: 'Ma quale festa?'. Bambino. 'Non lo sai Maestra? Siamo tutti in festa... dal polo Nord al polo Sud da Est a Ovest in tutto il mondo non si va a scuola, non si lavora, tutti corrono, si affrettano, si fanno regali, si telefonano, si fanno gli auguri, apparecchiano la tavola, abbelliscono la casa, fanno visita agli ammalati, agli amici ai parenti, ai nemici, si riuniscono nelle case, nelle mense dei poveri, cucinano per i propri cari e per gli estranei... si festeggia la nascita, in ognuno, di un Cuore nuovo!'. Maestra, sollevata: 'Ora capisco. Allora... buon Natale!».

Anna Nosiglia

Perfetto, gentile amica. Al bimbo di cui mi scrive è stato insegnato a vedere il bene. E a riconoscerlo. Apprezzo gli elencati 'perché' della Festa, anzi i 'perché' delle molte Feste che si celebrano nel giorno dell’Incarnazione di Dio. E a essi aggiungo semplicemente, esplicitamente, il nome del grande protagonista e co-autore, assieme a tutte le persone «amate dal Signore», di quello che il suo piccolo e saggio interlocutore chiama il «Cuore nuovo che nasce a Natale». Il nome è Gesù: il Figlio che ci è dato, generato da Maria, sposa di Giuseppe. Gesù, fratello e salvatore degli uomini e delle donne d’ogni tempo. Grazie a Lui la storia umana è anche una 'festa al plurale', oltre che una straordinaria fatica...

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