Dal Cammino di Santiago a Cernobbio: la via del «cambiamento» che ci serve
sabato 6 aprile 2019

Caro direttore,

ho partecipato con vivo interesse all’anteprima del workshop di Cernobbio “Lo scenario dell’economia e della finanza”. Illustri relatori hanno presentato le principali tendenze macroeconomiche globali, europee e italiane, oggi caratterizzate da incertezza economica, fragilità finanziaria e instabilità geopolitica. Stimolato e contaminato da queste riflessioni mi permetto di condividere queste mie considerazioni. L’Italia, secondo Paese manifatturiero in Europa, ha un livello di indebitamento pro capite di circa 32mila euro che è tra i più alti dell’Unione Europea. Solo l’anno scorso abbiamo pagato 65 miliardi di interessi sul nostro debito. Qui vale la pena di ricordare che, il nostro debito pubblico a differenza di altri Paesi come il Giappone, è in mano a investitori istituzionali. La tassazione è tra le alte in Europa e il costo della politica ancora oggi non ha uguali nel nostro continente. Ma forse ancora più preoccupante è che l’indice demografico è calato di 100mila unità negli ultimi 10 anni. Siamo però un Paese che esprime una classe dirigente e imprenditoriale che innova e intraprende, che non si ferma davanti a questo scenario economico e politico di grande incertezza. Abbiamo aziende che rappresentano l’eccellenza nei settori di appartenenza e continuano a innovare e investire. In questo contesto, infatti, l’Italia si conferma comunque tra le prime 10 potenze mondiali per livello di industrializzazione. Tralasciando il contesto politico questo, è in estrema sintesi, il quadro macro economico che ci troviamo oggi ad affrontare. Alla luce dell’imminente approvazione del Def ci sono sostanzialmente tre scenari: si traccheggia rimanendo nel limbo, si riprendono con coraggio le azioni per ripartire con serie riforme oppure si ignora la gravità della situazione rischiando di venire intrappolati da un debito pubblico in aumento e un Pil in decrescita.

Ritengo che questa situazione sia una diretta conseguenza del contesto sociale che stiamo vivendo. Pensiamo infatti che duemila anni fa costruivamo ponti che tutto il mondo ci invidiava, mentre oggi blocchiamo un’opera così importante come la Tav. In alcune occasioni abbiamo invertito alcuni fondamentali umani. Da come stiamo gestendo le politiche migratorie deduco, per esempio, che amiamo le cose e usiamo le persone. Abbiamo fatto grandi progressi nella medicina, ma i ritmi di lavoro che la società ci impone stanno creando la più grande malattia del nostro secolo: la depressione. In sostanza lavoriamo tanto e troppo, paghiamo asili e “tata” ma non riusciamo a stare abbastanza con i nostri figli. Forse quindi prima di attuare una grande rivoluzione industriale 4.0 e riforme economiche dovremmo fare una vera rivoluzione dentro ognuno di noi. Solo un profondo cambiamento ci potrà riportare alla nostra autentica essenza ed espressione di vita. Questo è quando ho vissuto lungo il mio cammino di Santiago l’estate scorsa, quando ho avuto l’occasione di riscoprire la bellezza di relazioni autentiche, della libertà svincolata dalle imposizioni della società e di uno sguardo lento sulle meraviglie del mondo. Di fronte quindi a futuro tra macchine a guida autonoma, robotica e intelligenza artificiale dovremmo ricordarci da dove arriviamo e qual è il nostro fine ultimo.

Faustino Musicco giovane manager, futuro sposo


Ho letto con piacere e ammirazione questa sua ampia riflessione, caro dottor Musicco. Trovandovi una originale eco anche del nostro corale e quotidiano lavoro di cronaca e di elaborazione di analisi e di opinioni. Anche per questo, con gratitudine, la faccio semplicemente mia. Mi piacciono giovani manager che passano con naturalezza, e non per sport, dalla «via lattea» del Cammino di Santiago agli “itinerari” del lavoro loro e delle persone che anche sulle loro capacità e sulla loro qualità umana (ovvero professionale, morale e spirituale) devono poter fare affidamento. Buon lavoro, di cuore, e auguri di ogni bene anche per la sua prossima impresa... familiare.

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