mercoledì 9 maggio 2012
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Gentile direttore,
la crisi economica riempie ogni giorno i media di notizie tragiche. C’è chi muore per mancanza di lavoro e chi per scarsa protezione nel lavoro. «Ma cosa sta succedendo?», mi stavo chiedendo stamattina, quando chiama un giovane amico impegnato nel volontariato. Manca una famiglia che possa accogliere l’ultima bimba rumena per un mese estivo in questa bella zona della Lombardia. C’è un progetto elaborato da tempo con un orfanotrofio gestito laggiù da suore italiane. È tutto pronto: visti e passaporti, ma per un imprevisto una famiglia italiana non aderisce più al progetto.
Scorro mentalmente le numerose famiglie del paese – che conosco per motivi di lavoro con i bambini – e mi fermo a quella di Eleonora e Gabriele, giovane coppia con cinque figli. «Non posso chiedere a loro – penso – son già in tanti». Eppure, me li vedo davanti sorridenti, sereni, aperti alla vita, che «non affondano in un bicchier d’acqua». Mamma casalinga, padre piccolo imprenditore, figli educati, simpatici, abituati alla sobrietà. Provo: chiamo e spiego. Non finisco di parlare che la signora aderisce con entusiasmo, anche se per loro il periodo non è dei migliori. Il marito ha fatto grossi lavori lo scorso anno e non è stato pagato. Gli importanti committenti sono falliti e sono in crisi economica. Quindi, niente ferie, saranno eliminati gli svaghi ai figli, spese essenziali. Eppure, viene espresso il desiderio di aiutare chi è povero, chi ha «problemi più grossi dei nostri» – così dice la signora – chi non può fare mai vacanza. «Forse è il momento giusto per far qualcosa di bene – continua la giovane mamma – anche se siamo preoccupati per il futuro».
La spontanea generosità mi commuove. Riuscire a pensare a chi a meno, quando i propri problemi sono grandi e non si vede una soluzione certa. Così quei bimbi che non potranno vedere un pezzo di mondo in vacanza, avranno un pezzo di mondo che andrà da loro, in uno scambio reciprocamente benefico. Questa crisi ci sta aiutando a vedere ciò che è importante, prioritario, essenziale. O forse, stiamo capendo che le cose essenziali nella vita – come la solidarietà – sono diverse da tutto ciò che avevamo in mente negli anni scorsi.
 
Elisabetta
 
Già, questa crisi ci sta anche aiutando a vedere meglio «ciò che è importante, prioritario, essenziale». Sono d’accordo con lei, cara signora Elisabetta. So, infatti, che il nostro Paese si salverà solo se tanti italiani sapranno esercitare questo sguardo e spendersi in questa fatica, con sobria tenacia e concreta solidarietà reciproca. Ma credo che si salverà perché di italiani come lei, come Eleonora e Gabriele ce ne sono, eccome. Non sono pochi né irrilevanti perché hanno i sentimenti (continuo a scriverlo non per sentimentalismo ma perché ci credo, anche se a qualcuno va di traverso), hanno il coraggio e hanno i valori giusti. Bisogna investirli e trasmetterli, questi sentimenti, questo coraggio e i nostri valori, che solo gli stupidi e i ciechi considerano "fuori dal mondo". Fuori dal mondo e, poco a poco, ma inesorabilmente, sempre più lontani dalla comune umanità sono piuttosto coloro che vorrebbero che gli uomini e le donne delle società "moderne" si decidessero a rinunciare ai valori che danno base, senso e futuro alla vita. E invece noi continuiamo a tenerceli cari e, con semplicità e convinzione, non rinunciamo a investirli per il bene di tutti e soprattutto dei piccoli, dei fragili e dei senza voce.
Marco Tarquinio
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