giovedì 3 febbraio 2011
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Gentile direttore,ho apprezzato che i vescovi, attraverso il loro presidente cardinale Bagnasco, abbiano fatto sentire la loro voce sui fatti che stanno squassando il nostro Paese, richiamando coloro che, nel comune sentire, hanno trasformato nel corso degli ultimi anni ciò che è illecito (corruzione, scandali sessuali, abusi, truffe) in lecito, a una maggiore correttezza nel loro operare. Mi dispiace però che gli stessi vescovi non abbiano espresso la loro contrarietà a che il nuovo finanziamento alle scuole paritarie – approvato nella Finanziaria – sia stato coperto con i soldi del 5 per mille: somma che i cittadini avevano devoluto al volontariato. Questo tipo di regali non suscita disagio?

Stefania Soli, Roma

Mi fa piacere che lei, gentile signora Soli, esprima così bene la sua consonanza con le preoccupazioni dei nostri vescovi in questa tormentata fase della vita del Paese. Mi stupisce molto, invece, la conclusione della sua lettera. Lei parla di «nuovo finanziamento» per le scuole paritarie e del «disagio» che dovrebbero produrre certi «regali» (che, per di più, dice pagati ingiustamente da altri). Le dico subito che abbiamo già così tanti motivi di sofferenza e di disagio che mi sembra incredibile che se ne mettano in campo di inesistenti. E vedo che a lei capita proprio questo. Me ne dispiace e, tuttavia, non mi meraviglio del tutto. So, infatti, bene quali e quanti danni possa produrre una cattiva informazione. Condivido del tutto, perciò, l’importante appello che il presidente Napolitano ha rivolto ieri alla mia categoria, chiedendo a ognuno di noi giornalisti di fare con responsabilità e senza grida falsanti il nostro lavoro (e posso aggiungere che questo appello coincide con una delle testimonianze civili che Avvenire e le sue firme continuano a dare).È vero, dunque, che i megafoni della disinformazione si sono dati da fare nelle scorse settimane, ma se lei avesse letto più spesso questo giornale, cara signora, saprebbe che l’ultima manovra economica e di bilancio non ha affatto assegnato alcun «nuovo finanziamento» a quella parte della scuola italiana che qualcuno si ostina a definire "privata" e che al contrario è la scuola paritaria che realtà sociali (mondo cattolico in prima fila) e Comuni istituiscono «senza oneri per lo Stato» (articolo 33 della Costituzione) e mettono a disposizione di tutti all’interno del sistema d’istruzione pubblico. Una scuola pubblica ma non statale che è «paritaria» proprio perché (sempre secondo la Costituzione) dovrebbe essere messa dalla legge in condizione di fornire un «trattamento equipollente» a quello delle scuole pubbliche istituite dallo Stato. Saprebbe, gentile signora Soli, che ancora una volta era stato deciso un taglio distruttivo delle già scarse risorse destinate alle scuole paritarie (che servono oltre un milione di studenti e che fanno risparmiare allo Stato intorno ai 6 miliardi euro all’anno). Pensa che esageri? Come definirebbe, allora, una decurtazione del 47 per cento (253 milioni su 534 annuali, previsti e tenuti fermi dall’anno 2000)? Io dico che si tratta di un taglio mostruoso per proporzioni, ingiusto nei modi e ingiustificabile rispetto al servizio reso all’istruzione dei bambini e dei ragazzi e alla libertà educativa delle famiglie. Alla fine su un bilancio di competenza 2011 di 52 miliardi e mezzo, alla scuola paritaria sono stati assegnati 530 milioni (meno di quelli previsti undici anni fa all’epoca della lira). Queste sono le cifre e queste le proporzioni. Altro che «nuovo finanziamento»... La storia del 5 per mille in tutto questo c’entra come i cavoli a merenda. Ma si sa che ci sono colleghi dallo stomaco forte e dall’aggettivazione feroce, soprattutto quando c’è da evocare presunti "mercanteggiamenti" Stato-Chiesa. Lo dico chiaro: queste mistificazioni sono semplicemente una vergogna. Per questo continuo sperare nel senso critico e nella esigente curiosità dei lettori. L’irresponsabile e strillata dinsinformazione messa in circolo da certo giornalismo, come da certa tv, si batte in un solo modo: mettendo le chiacchiere alla prova dei fatti, e scegliendo bene a chi dare fiducia. Col telecomando e in edicola.
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