Come può nascere una notizia falsa? Non me ne intendo ma capisco perché
martedì 21 giugno 2022

Caro direttore, sui social ho letto la notizia rilanciata da Dagospia, che lei avrebbe un “agente” per quando va in tv, poi ho visto sullo stesso sito della stessa Dagospia la lettera che ha indirizzato a Roberto d’Agostino e in cui ha smontato quella notizia «inesistente», spiegando che non c’era nulla di vero e che, comunque, un agente con lei «non avrebbe nulla da guadagnare».

Personalmente mi ha fatto piacere, sinceramente ho qualche perplessità per i suoi colleghi che sono rappresentati da agenzie. Perplessità sui limiti che si aggiungono ad altri limiti nell’esposizione in tv o nelle radio per i giornalisti che di sicuro dovranno seguire una sorta di linea editoriale anche dell’agenzia.

Lei ha capito come è potuta nascere questa notizia priva di fondamento? Grazie e un cordiale saluto.

Marco Sostegni Vinci (Fi)


Lei caro signor Sostegni, ha intitolato la sua mail: “Come nasce una notizia falsa?”. Non lo so, perché faccio un altro lavoro. E in questo lavoro posso sbagliare, ma non dire o scrivere una cosa che non ha alcun aggancio con la realtà. Capisco, tuttavia, ciò che si voleva far credere attraverso la notizia falsa su di me.

Se ci si affida a un agente è perché si ha un qualche interesse personale da curare e da far curare. Beh, non ne ho. Mi interessa, come a tanti altri, di fare il possibile per avere un mondo più giusto e in pace. Per di più, grazie a Dio, ai diversi direttori ed editori che mi hanno valorizzato in più di quarant’anni di mestiere, ho un lavoro che dà da vivere bene a me e alla mia famiglia. Ammetto, però, di sentire in questo duro «cambiamento d’epoca» – segnato dalla pandemia, dalla guerra e dai cambiamenti climatici – un desiderio di incidere con il potere di parola (cioè d’informazione e di riflessione) di cui dispongo su presente e futuro. Questo, negli ultimi anni, mi ha spinto ad accettare più frequentemente inviti a dibattiti in tv, alla radio, sul web o in giro per l’Italia che prima spesso evitavo.

Un desiderio reso più urgente dal mio essere padre di due giovani donne e di essere diventato nonno, ma alimentato dalla mia fede cristiana e da un sentimento civile che mi fanno sentire fratello di tutti coloro che condividono la mia stessa umanità. Detto questo, caro signor Sostegni, non giudico i miei colleghi che si affidano ad agenzie. Non mi intendo bene neanche di questo, ma immagino che possa diventare utile a chi fa per mestiere, e anche in modo spettacolare, l’opinionista. Solo che io non sono un uomo di spettacolo e non vivo di «comparsate tv», faccio il giornalista e, in questa fase della mia storia professionale, il direttore di giornale. Semplicemente, come canta Francesco Guccini, «tiro avanti e non mi svesto dei panni che son solito portare: ho tante cose ancora da raccontare per chi vuole ascoltare». E non sono favole (quelle le riservo per i miei nipotini), ma cronache di questo tempo e opinioni su di esso. (mt)


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