Clima e non solo, con e contro Trump. Ma l'allarme è profondo e molto serio
sabato 3 giugno 2017

Caro direttore,
che Trump sia molto rusticano ed erratico non è cosa piacevole. Ma da questo dedurre che il clima del pianeta è da lui «rovinato» ce ne corre. Il Papa auspica e sostiene che bisogna aver cura del Creato, ma non per questo ha stabilito che l’accordo Cop21 di Parigi è un dogma di fede. Per caso, adesso, il valore fondante dell’Unione Europea è diventato la CO2? Che la CO2 sia un veleno (riscaldamento antropico della Terra) è una «congettura» cara ai Poteri Globali (si veda l’intervista del suo collega Andrea Galli al professor Franco Prodi, climatologo, su "Avvenire" del 29 novembre 2016). Non facciamo dire al Papa - che tra l’altro ha studiato chimica - che la CO2 è un veleno…
Silvio Ghielmi, chimico

Gentile direttore,
fatemi capire perché anche "Avvenire" ha titolato nei giorni scorsi «Trump in Israele diventa uomo di pace», quando poco prima ha titolato con allarme sulla sigla di un contratto miliardario di vendita armi con i principi sauditi. Israele glissa, il Vaticano anche. E noi, poveri mortali, bypassiamo tutto. In effetti, i giornali si leggono e i tg si ascoltano per passare il tempo, fra un programma spazzatura e un altro…
Mariacristina Lunardi

Gentile direttore,
stiamo vivendo in un mondo alla rovescia. «A testa in giù», come scriveva già molti anni fa Eduardo Galeano. Il presidente Trump, nel silenzio del mondo politico occidentale, ha la responsabilità di azioni assai criticabili, come il bombardamento missilistico di una base siriana, il lancio della bomba Moab in Afganistan, la minaccia di un first strike alla Corea del Nord, l’isolamento dell’Iran, l’aumento delle spese della Nato e la vendita di oltre 100 miliardi di armi all’Arabia Saudita che finanzia il terrorismo in Siria e bombarda i civili in Yemen, la denuncia degli accordi internazionali per la tutela dell’ambiente, ma corre il rischio di impeachment per l’unica cosa positiva promessa, cioè la ripresa di normali rapporti con la Russia. Che cosa deve succedere perché almeno in Europa e in Italia, si metta in discussione la politica neoliberista, di sfruttamento e di guerra, attuata in questi ultimi 20-30 anni dall’Occidente, sotto la guida degli Stati Uniti?
Ireo Bono

Stimato direttore,
ho letto con sommo piacere (e faccio anche i complimenti anche a lei, per il coraggio nel pubblicarlo) l’editoriale di prima pagina che Fulvio Scaglione ha dedicato ai tentativi di impeachment contro il presidente degli Usa, Donald Trump. Un commento che si smarca dalla superficialità delle cronache e delle opinioni correnti. Un vero giornalista approfondisce gli eventi. Fatti Usa: cancellazione della proibizione alle varie confessioni religiose di pronunciarsi su argomenti "politici" (ora possono dichiararsi pubblicamente contrari al diritto di abortire sino alla trentaseiesima settimana, all’eutanasia, ecc.). Sono stati nominate personalità pro-life in importanti ruoli di governo e della Corte Suprema. C’è un tentativo di cambiamento culturale; e i cambiamenti sono i nemici dell’establishment! Fatti del mondo: da settant’anni gli Usa hanno mantenuto una posizione mondiale dominante attraverso la politica detta power politcs. Oggi questa politica ha finito la sua efficacia: molte nazioni sono diventate moderne e potenti. In queste situazioni, gli interessi nazionali di ciascun Paese si perseguono non con la forza, ma con la diplomazia. Non voglio dilungarmi troppo, ma spero convenga che si possa apprezzare e dichiarare che il tentativo oggi in essere, grazie all’irruzione sulla scena di Trump, deve essere analizzato approfonditamente; al di là della simpatia o meno per un magnate.
Giorgio Abbo

Caro direttore,
il polverone che ha sollevato il presidente Trump in merito all’uscita dagli accordi di Parigi mi sembra insistente. Però l’uomo della strada, quello che non s’interessa e non studia temi così complessi, come può capire su quali basi scientifiche si fonda il cosiddetto "riscaldamento globale"? Con quali informazioni non ideologiche ci si confronta per capire la complessità veramente sterminata degli elementi che caratterizzano le variazioni climatiche? Ma se anche per la scomparsa dei grandi rettili preistorici la scienza continua a cambiare teoria da una generazione all’altra, come può dirci incontrovertibilmente che stiamo andando verso il riscaldamento globale se non riesce nemmeno a fornirci incontrovertibilmente il tempo previsto tra un mese? A meno che gli interessi economici e di potere in gioco non siano più importanti dei dati davvero scientifici di cui non disponiamo! Allora il giochino non sarebbe scientifico, ma ideologico! E questo non mi sta bene.
Giovanni Martinetti


Tot capita, tot sententiae... Il presidente Trump sembra fatto apposta per dimostrare l’acutezza dell’antico detto latino. Personalmente, sto ai fatti e rispetto tutte le opinioni, anche quelle sul clima che fa e che – allarmati o meno dal riscaldamento in corso – subiamo tutti. Stimo molto poco, invece, e questa non è una novità per i nostri amici lettori, i politici vecchi e nuovi che cercano solo un proprio tornaconto, giocano male il ruolo dei propri Paesi sulla scena globale e non pensano ai più deboli e alle prossime generazioni. Non ho pregiudizi su Donald J. Trump, ma giudizi sì. E credo che in questi mesi "Avvenire" lo abbia dimostrato, commentando con libertà e spesso fuori dagli schemi dibattiti, scelte e situazioni con al centro il nuovo leader degli Stati Uniti d’America. Perché – come dico sempre – la difesa della vita, come quella della democrazia, non si fa a pezzi. Mi dispiace, dunque, che Trump abbia letto poco e male e dunque, per ora senza gran frutto la Laudato si’ che papa Francesco gli ha donato. E mi dispiace di dover continuare a registrare un’alternanza sconcertante di toni e decisioni sulla pace e sulla guerra e una linea di tenace rifiuto a stringere - o anche solo a mantenere in piedi - grandi intese globali su questioni che riguardano davvero tutta l’umanità (come quella ambientale). Tutto ciò mi riporta alle prime e negative impressioni sulla "cifra" della proposta politica "made in Usa" di cui Trump è alfiere. Non è un problema di simpatia o di antipatia, ma di realtà. A quanti, con il capo della Casa Bianca, reclamano una sorta di ulteriori "prove" della "pistola fumante" per dichiarare ferita e a rischio la Terra, la nostra «casa comune», vorrei dire, con una battuta, che di "fumi" bastano e avanzano quelli che già stiamo sopportando. E che trovo davvero pericolosa e, essa sì, ideologica la pretesa di liquidare come «ideologico» il principio di precauzione e di responsabilità invocato da quanti chiamano governi, popoli, aziende e persone all’uso sostenibile dell’ambiente umano e naturale. I miei poveri e lontani studi liceali di chimica e i biologia mi consentono infatti di dire che sarebbe insensato sostenere che nel meraviglioso equilibrio del mondo l’anidride carbonica (la CO2) è minaccia e "veleno", ma che lo sarebbe altrettanto continuare a negare che sia un serio problema la massiccia, ormai deliberata e sempre più arrogante rottura di quell’armonioso e vitale equilibrio. Il punto è quello e, infine e per principio, non soltanto al mio sguardo credente coincide con la dura pretesa di insediare l’io al posto di Dio.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI