Civile dibattito su Dante e l'idea di un ministro (con piccola morale)
sabato 21 gennaio 2023

Caro direttore,

definire Dante, fondatore del pensiero di destra, come fa il ministro Sangiuliano, è lettura impropria. Né la biografia, né l'opera lo consentono. Intellettuale a tutto campo, poeta della complessità, politico militante, impegnato con coerenza fino a pagare con l'esilio perpetuo la difesa dei principi di verità e giustizia, si è sentito contemporaneamente uomo di parte e super partes, fiorentino, italiano e cosmopolita. Nella Commedia e nelle opere minori troviamo atteggiamenti, ideali, visioni che lo fanno ora un conservatore ora un moderato ora un rivoluzionario, per cui sfugge a categorie schematiche e unilaterali. Volere ascrivere il nostro sommo poeta alla destra, farne il nume tutelare, è operazione strumentale. A distanza di più di sette secoli, nel mondo globalizzato, dividerci su Dante è veramente troppo: non si comprende e non si giustifica in nessun modo, neppure come estemporanea, semplice provocazione. Cerchiamo di leggerlo apprezzandone la tensione etica e civile, l'utopia e la necessità della pace su questa terra, soprattutto l'irripetibilità della sua arte. Senza dimenticare la bellezza, la forza e l'attualità del suo messaggio ecologico ante litteram sintetizzato nel suo fulminante: «L'aiuola che ci fa tanto feroci»...

Domenico Mattia Testa, Itri (Lt)


Gentile direttore,

le parole del ministro Sangiuliano su Dante precursore del pensiero di destra hanno suscitato vive reazioni di personalità politiche e culturali che hanno gridato alla lesa maestà. Strano, in un attimo la sinistra ha dimenticato che lei si è sempre intestata chiunque, compreso Dante con l'operazione Benigni, e persino Gesù Cristo che ha definito «il primo socialista della storia», ignorando che il primo pilastro del pensiero di Cristo (e di Dante) è l'antropocentrismo mentre quello del socialismo è il costruttivismo, l'esatto contrario. Dante era: politicamente scorretto, nemico del potere assoluto che gli inflisse due condanne a morte, lo costrinse a nascondersi di giorno e muoversi solo di notte, lo indusse all'esilio, disinteressato al danaro tanto da morire povero, animato da spiritualità e umanità cattolica. Dobbiamo poi ricordare che in politica e in antropologia culturale le parole destra e sinistra sono nate nella Assemblea Nazionale francese del 1789, dove a destra sedevano i moderati, i girondini, a sinistra gli estremisti, i giacobini. Sono stati i bolscevichi nel 1917 a storpiare le parole politiche destra e sinistra, chiamando di destra tutti gli altri, compresi i menscevichi. Sia Hitler che Mussolini hanno sempre rifiutato l’etichetta di “destra”, definendosi socialisti e in quanto tali di sinistra. Mussolini scrisse anche articoli al riguardo. Il filosofo Croce se ne fece una malattia dell’uso improprio della parola destra da parte dei comunisti, tanto da coniare la definizione “destra storica”, che si rifaceva a un pensiero basato sulla centralità della persona umana, sulla filosofia greca, il diritto romano, la spiritualità cattolica, tanto che, pur essendo un laico, disse: «Non possiamo non dirci cristiani». A questo pensiero possiamo certo associare Dante, come detto; Mazzini i cui 4 pilastri del pensiero sono Dio, Umanità, Patria e Famiglia; Piero Gobetti che credeva nella democrazia diretta, non nella “democrazia guidata” (contraddizione in termini) del potere globalista attuale. Sì, per me ha ragione Sangiuliano, il pensiero di destra è quello umanista di Dante, Mazzini, Croce, Gobetti, che va definito pensiero della destra storica.

Pasquale Graziano, La Spezia


Si possono sostenere le tesi più diverse con civile passione, giusta misura nella polemica e argomenti interessanti. E di questo sono grato ai due amici lettori di opposto parere. Dico subito che non la penso come il ministro e collega giornalista Gennaro Sangiuliano (e come il dottor Graziano) che sulla questione dantesca da lui stesso sollevata ha dovuto misurarsi con obiezioni ben più profonde di quella che avrei potuto articolare io, che considero esercizio vano cercare di incasellare l’Alighieri, come altri grandi del passato, in categorie politiche (più o meno) attuali. E dico pure che l’argomento “Dante padre nobile della Destra” sia ormai chiuso e strachiuso. Una piccola morale però la traggo, soprattutto per me e per quelli che, come me, fanno il mestiere di giornalista che impone di misurarsi coi fatti, ma consente anche di farsi portatori (sani) di opinioni. Quando si muta ruolo e si diventa “politici”, meglio ricordarsi che la giacca è cambiata! Le parole pesano sempre e vanno sempre pesate, perciò chiunque (specie se competente) deve usarle con cura, rendendosi conto dell’effetto che faranno. E se quelle di un cronista e opinionista (ancorché direttore di giornale o di telegiornale) contano, quelle di un uomo di governo e delle istituzioni lasciano assai di più il segno... Sono certo che il ministro della Cultura ne è ora più serenamente consapevole.

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