Chi salva Mimma?
giovedì 31 maggio 2018

Era la festa onomastica del suo fratellino, quel giorno del mese di giugno di quattro anni fa. La piccola Fortuna, Chicca, aveva sei anni appena. Bionda, bella, spigliata, portava nel suo tenerissimo animo un dramma dalle dimensioni immani. Un dramma che avrebbe schiacciato chiunque. La bambina, da tempo, era fatta oggetto delle attenzioni perverse di un vicino. Ma taceva. Il terrore la paralizzava. Aveva sei anni quel giorno in cui fu scaraventata giù dall’ottavo piano di un palazzone anonimo delle case popolari dal suo aguzzino.

L’orrore, lo sconcerto, la paura si sparsero in un baleno tra gli abitanti del nostro quartiere alla periferia di Napoli, il Parco Verde a Caivano, Comune in dissesto sciolto per infiltrazioni camorristiche. La tragedia venne documentata e raccontata nel mesi seguenti agli italiani fin nei minimi particolari. La storia di Chicca commuoveva e indignava. Chicca divenne la bambina di tutti. Mimma, la madre, con una dignità pari solo al suo dolore, tante volte davanti alle telecamere ha raccontato lo strazio della sua famiglia, la povertà in cui è costretta a vivere, i due bambini cui deve badare.

Domenica è povera, disoccupata, senza casa, ospite della mamma pensionata, minacciata di sfratto perché morosa. Mimma adesso vuole andare via, chiede aiuto, tende la mano per dare un futuro ai suoi figli. Sui quartieri a rischio, popolari e pericolosi, si scrive e si parla tanto, ma poi tutto rimane come prima. Gli interventi per recuperare i bambini dalla strada, per iniziare i giovani al lavoro, per permettere a chi vuole riscattarsi di poterlo fare, per dare un pizzico di dignità agli onesti, sono impercettibili. Da un Comune in dissesto e sciolto per camorra è inutile aspettarsi anche un contributo minimo per i poveri. In una regione, la Campania, dove la disoccupazione è una malattia cronica cercare un lavoro è impresa ardua. E se si trova spesso è qualcosa di illegale. In questo terreno di coltura, naturalmente, la camorra, unica "industria" che non conosce crisi, fa la parte del gigante che, orrido qual è, riesce addirittura a passare per gigante buono. Per quanto infatti possa scandalizzare le persone perbene, l’amore alla verità ci obbliga a dire che tante famiglie riescono a sopravvivere solo (mal) affidandosi alla camorra, all’usura che pratica, alla "catena di montaggio" che organizza per lo spaccio, la detenzione della droga e delle armi, con il controllo del territorio demandato a decine di adolescenti. In questi terreni aridi e sassosi la Chiesa tenta di seminare la buona novella. Da questi contesti la Chiesa, interprete e portavoce dei più poveri che si fanno miseri, raccoglie il loro grido di rabbia e di dolore per farlo arrivare ai palazzi del potere. Anche e soprattutto in queste ore di sconcerto, di sofferenza, di incertezze che stiamo vivendo. A ognuno le proprie responsabilità. Chi uccide commette peccato grave, ma anche chi, potendolo fare, non impedisce l’omicidio si macchia di peccato.

Chicca, piccola martire innocente del vergognoso vizio della pedofilia, ci rimprovera. In fondo non abbiamo saputo difenderla. L’autore dell’ignobile delitto sta pagando il suo conto con la giustizia. Mimma, la mamma, chiede aiuto. È disposta a trasferirsi altrove, pur di lavorare e dare un futuro dignitoso ai suoi bambini. Vuole aiutarli a diventare uomini. Uomini perbene. C’è qualcuno che, nel nome della piccola martire, può dare a questa famiglia tanto provata la possibilità di riprendere il cammino? Il grido del cardinale Pappalardo ai funerali del prefetto Dalla Chiesa mi rimbomba in mente in questi giorni: «Mentre a Roma si discute, Sagunto viene espugnata». Discutiamo, ragioniamo, progettiamo il futuro ma senza farci ulteriormente, inutilmente, pericolosamente male. E facciamolo senza distogliere lo sguardo dai drammi dolorosamente reali di chi questa sera per dar da mangiare ai figli deve scegliere se andare a bussare alla porta della chiesa o a quella del camorrista del suo paese.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: