Chi abbiamo dato alla Spagna. E alcuni esempi da prendere
martedì 19 giugno 2018

Gentile direttore,
di ritorno da un viaggio in Spagna salta agli occhi l’abissale differenza manutentiva tra gli spazi pubblici dei due Paesi: aiuole ben curate, strade con pavimentazione non dissestata, bagni pubblici puliti e gratuiti sia nei parchi che nelle stazioni ferroviarie e degli autobus, strade principali lavate quotidianamente, addirittura cartelli che invitano la popolazione a segnalare alle autorità competenti la presenza di nidi della vespa vetulina, vero flagello per gli alveari, da noi diffusa, per ora, in Liguria e Piemonte. Non sarebbe il caso di studiare come sono organizzate queste attività in quel Paese al fine di replicare tale organizzazione anche nel nostro Paese?

Antonio Bovenzi

Penso, gentile signor Bovenzi, che chi ci governa e ci amministra ha – avrebbe – occupazioni molto utili e nobili a cui dedicarsi: buone azioni politiche al servizio della vita civile delle nostre comunità cittadine e dell’intera comunità nazionale. E invece, in ogni giorno di questa che dovrebbe essere una “luna di miele” tra il Governo e gli italiani di ogni opinione, ci ritroviamo a fare i conti e a dover dare conto di parole maramalde e persino cattive spese da una politica più intenta a indicare bersagli che a voler bene alla nostra gente e al nostro futuro comune (per questo ho titolato in prima pagina qualche giorno fa «Luna di miele e di aceto»). Torno alla sua lettera, che lo merita, e la metto così: abbiamo dato alla Spagna e ora finalmente li abbiamo visti in faccia – uomini, donne, bambini non solo numeri – il dolente carico di umanità migrante dell’Aquarius e delle due navi militari che le sono state sorelle nel viaggio dal Canale di Sicilia sino aValencia (operatori delle Ong e marinai in divisa hanno la stessa coscienza e rettitudine, e salvano allo stesso modo secondo la “legge del mare”), prendiamoci in cambio i buoni esempi che lei elenca con sobria efficacia.

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