Che la vita di Donato Cordi ci aiuti a salvare la nostra vera «identità»
mercoledì 11 luglio 2018

Caro direttore,
l’oculista triestino Donato Cordi è scomparso, a settant’anni, il 6 luglio scorso a Nairobi, dopo una lunga malattia. In Africa sin dal 1971 con la moglie Mariuccia, ha prestato il suo servizio di volontario a Nguvio, in Kenya, collaborando con i sacerdoti fidei donum nella prima Missione della diocesi di Trieste in quella località. L’amore per il Kenya e la volontà di aiutare donne e uomini meno fortunati di lui lo hanno poi trattenuto in Africa e lo hanno portato a creare in quella zona i presupposti per migliorare la vita quotidiana di tantissima gente. Nel 1985, l’Accri – Ong nata dal Centro missionario diocesano di Trieste – promuove un progetto pilota per effettuare screening oculistici alla popolazione locale e in particolare ai bambini in età scolare delle zone rurali, attivando il progetto di prevenzione 'Rural Eye Screening', in cui Cordi presta servizio. All’interno di questa iniziativa, l’amico Donato ha visitato più di 60mila bambini e 150mila adulti, ha dotato la popolazione del nord del Kenya di 20mila paia di occhiali e ha favorito la specializzazione di molti optometristi locali. Pur essendo insorti i primi segnali della malattia che avrebbe potuto più agevolmente curare in Italia, ha deciso di proseguire nel servizio, recandosi anche in zone lontane e disagiate (Nanyuki, presso i Padri padovani). Nel 2015 gli è stata conferita l’onorificenza di Cavaliere della Stella d’Italia, che gli è stata consegnata dall’Ambasciatore italiano a Nairobi. Ancora oggi, grazie al suo interessamento e alla sua supervisione, due volte ogni anno da alcune città d’Italia arrivavano specialisti d’oculistica per operare pazienti affetti da disturbi della vista, nonché per effettuare trapianti di cornea. La sua famiglia, che lo ha accompagnato durante questi lunghi anni, gli è stata vicino anche nel suo ultimo viaggio, quello alla casa del Padre. «Aiutiamoli a casa loro», dicono ipocritamente coloro che sbarrano la porta in faccia ai poveri. Donato, tenendo fede al suo nome, lo ha fatto ogni giorno concretamente.

Nives Degrassi

presidente Accri (Associazione di cooperazione cristiana internazionale)

Bisogna essere riconoscenti per vite come quella di Donato Cordi, triestino, oculista e cooperante. In un tempo di parole dure e taglienti, di bandiere identitarie di nuovo sventolate come vessilli di guerra tra 'noi' e 'loro', il buon nome dell’Italia, la forza della nostra autentica identità nazionale e della nostra cultura civile e cristiana risplendono per davvero nelle scelte morali e nei concreti gesti al servizio degli altri e della causa dello sviluppo che Cordi ha condiviso per 48 anni con la moglie Mariuccia e con missionari e volontari partiti (soprattutto ma non solo) dalla generosa terra di confine giuliana. Sono grato, cara presidente Degrassi, a lei e agli altri membri del Consiglio direttivo dell’Accri per aver condiviso con me e con tutti i lettori di 'Avvenire' questo semplice e vibrante ricordo di un uomo buono e giusto, che ha saputo impegnare la sua competenza e la sua energia per far sta bene i più poveri e per fare migliore il mondo, per portare Cristo con l’intelligenza, il cuore e le mani del buon samaritano. Che l’esempio di Donato Cordi ci aiuti a mantenere o a ritrovare occhi altrettanto giusti e buoni sulla nostra umanità, a onorare i valori solidali che fondano la nostra Repubblica e che lui ha incarnato ricevendone pubblico riconoscimento, a camminare fedelmente sulla strada del Vangelo della gioia.

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