Centralità della persona e partecipazione: le vie per ricostruire
giovedì 30 aprile 2020

Caro direttore,

«Bisogna saper parlare con sincerità ai lavoratori, nulla nascondere e nulla ampliare. Onestà, rettitudine, laboriosità, disinteresse sono tutte virtù di cui noi dovremmo essere in possesso».

Era uno dei passaggi più intensi e significativi del discorso di Giulio Pastore al Teatro Adriano il 30 aprile 1950, il giorno della fondazione della Cisl. Sono passati settant’anni da quello storico avvenimento che ha segnato il percorso del movimento sindacale e le relazioni industriali nel nostro Paese. Oggi celebriamo questo nostro anniversario in un momento grave e difficile, alla vigilia di un Primo Maggio che, nonostante l’assenza di cortei e manifestazioni di piazza, sarà un segnale di forte unità, di solidarietà e di speranza per tutto il mondo del lavoro. La nostra mente ed il nostro cuore sono rivolti alle tante vittime del Coronavirus, alle famiglie spezzate che piangono i loro cari, ai medici, agli infermieri, a tutto il personale della sanità e della Protezione civile che in queste settimane terribili si sono prodigate per salvare tante vite umane. Così come il nostro ricordo commosso va alle tante persone anziane, che hanno perso la vita in molte residenze sanitarie assistenziali e case di riposo. Una circostanza tragica, sulla quale bisognerà fare chiarezza ed appurare le vere responsabilità.

Gli effetti della pandemia sono davvero devastanti sul piano economico e sociale. Rappresentano una ferita profonda per la vita di milioni di lavoratori e di famiglie italiane. Settanta anni fa, la Cisl seppe indicare ad un Paese uscito a pezzi dal conflitto mondiale, la strada della rinascita civile e delle necessarie riforme economiche e sociali, ponendo al primo posto i diritti della persona, la dignità e la sicurezza del lavoro, la costruzione dell’Europa, l’unità tra Nord e Sud, l’inclusione sociale, la lotta alla povertà. Sono i grandi valori morali e culturali del cattolicesimo sociale che rappresentano una parte importante delle nostre radici ideali e culturali. Oggi come allora dobbiamo ripartire dagli stessi valori, per tornare a guardare al futuro con coraggio e fiducia.

La Cisl ha contribuito a costruire l’Italia democratica, rifiutando la demagogia, l’antagonismo sterile e il populismo ma cercando sempre di coniugare gli interessi dei lavoratori con quelli generali del Paese. Ed oggi possiamo dirlo senza alcuna enfasi: la Cisl ha vinto questa sfida, delineando in questi settanta anni di storia un rapporto nuovo tra Stato e sindacato, una 'collaborazione' virtuosa che per Giulio Pastore doveva svolgersi in piena autonomia dalla politica e dai partiti. Autonomia di scelte, di iniziativa e di programmazione per la soluzione dei problemi economici e sociali. È il ruolo di mediazione essenziale che la Cisl ha esercitato in tantissime vicende economiche: penso alle nostre proposte sul risparmio contrattuale della fine degli anni settanta, all’intesa importante, e purtroppo separata, di San Valentino del 1984, alla stagione dei grandi accordi di concertazione dei primi anni novanta, fino ai recenti protocolli di queste settimane firmati con il Governo e le imprese per estendere a tutti i lavoratori gli ammortizzatori sociali, affrontare con misure straordinarie le conseguenze economiche e sociali del coronavirus, garantire la salute e la sicurezza in tutti i luoghi di lavoro. Significa, da una parte, stare con una contrattazione moderna e partecipativa in tutti gli ambiti lavorativi ed in tutti i processi aziendali, uscendo dal rivendicazionismo sterile ed antagonistico. Ma, dall’altra parte, significa essere in campo con proposte e accordi su tutti i temi economici e sociali legati allo sviluppo del Paese.

Ecco perché, oggi più che mai, il ruolo della Cisl è decisivo in questa fase difficile di nuova 'ricostruzione' del Paese. Nulla sarà come prima dopo questa emergenza sanitaria: bisognerà siglare accordi innovativi con le aziende per cambiare radicalmente il modo di produrre, riorganizzare il lavoro e gli orari, diffondere lo smart working, utilizzare le nuove tecnologie in tutti i settori per salvaguardare la salute delle persone, senza danneggiare la qualità e la produttività. Dobbiamo ripensare il ruolo dei servizi pubblici, conciliare in maniera seria e strutturale il ruolo fondamentale della famiglia con il lavoro. Questa fase può e deve diventare anche una opportunità per estendere la democrazia economica in tutti i luoghi di lavoro, perché avremo bisogno di più partecipazione alle decisioni, più coinvolgimento dei lavoratori nelle scelte produttive delle aziende. Ma abbiamo bisogno, soprattutto, di più investimenti pubblici per garantire l’occupazione, più mezzi e uomini per rafforzare il sistema sanitario, sbloccare tutti i cantieri, far partire una grande modernizzazione del Paese nel settore delle infrastrutture materiali ed immateriali, nella formazione, nella ricerca, nell’innovazione, nel digitale, nella tutela del territorio, dell’ambiente e dei beni culturali. Bisogna uscirne tutti insieme con una risposta collettiva per cambiare in meglio la nostra società. Oggi è il momento della coesione nazionale, della responsabilità e della solidarietà, come ha giustamente più volte sollecitato il nostro Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Se i cittadini dovessero vedere un’Europa cieca, sorda, egoista, rinchiusa in se stessa, assisteremo alla fine del sogno europeo. Per questo la Cisl ha predisposto nelle scorse settimane un Manifesto programmatico nel quale abbiamo indicato a tutte le istituzioni ed alla politica cinque punti chiave per sollecitare l’apertura di una vera fase Costituente verso gli Stati Uniti d’Europa. Era questa la prospettiva ideale che già settant’anni fa i nostri Padri Fondatori avevano indicato con chiarezza nello Statuto della Cisl. Quelle idee lungimiranti restano per noi un punto di riferimento ideale e culturale, un patrimonio di principi, valori e moralità di cui il nostro Paese ha ancora enormemente bisogno per poter affrontare le nuove sfide.

Segretaria Generale Cisl

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