Serve un nome italiano per il «whistleblower»
venerdì 24 febbraio 2017

È la “parola” che definisce e favorisce la diffusione del “comportamento”: se sappiamo come chiamarlo, allora possiamo farlo. Risiede anche qui il valore dell’iniziativa per le scuole superiori lanciata dall’Autorità nazionale anticorruzione e dal Ministero dell’Istruzione, che hanno chiesto agli studenti di “inventare” il corrispettivo italiano del termine inglese whistleblower, letteralmente “soffiatore nel fischietto”. Nella cultura anglosassone, il whistleblowerè il dipendente (pubblico o privato), che «dall’interno della propria organizzazione denuncia condotte illecite non nel proprio interesse individuale, ma nell’interesse pubblico, perché non venga pregiudicato un bene collettivo».

È chi, insomma, non si “fa gli affari propri”, ma considera la salvaguardia del bene comune responsabilità di tutti. A partire da se stesso. Un comportamento che da noi, dove a prevalere è spesso il “particolare” sul “generale”, non è molto di moda e la cura della “casa comune” non ha finora ottenuto grandi spazi e l’attenzione che, invece, avrebbe meritato, nel dibattito pubblico, almeno fino a tempi recenti. Così, sottolinea l’Anac, le «aspettative» della legge anticorruzione 190/2012 – la prima che ha cercato di «introdurre questo nuovo modo di essere dipendente pubblico » – sono «andate deluse». In Italia, ricorda Raffaele Cantone, che dell’Anac è il presidente, chi si sogna di denunciare corruzione e malaffare sul posto di lavoro «viene spesso etichettato con qualificazioni poco gratificanti, quali quelle di spione, delatore, traditore, e circondato da diffidenza, sia da parte dei vertici dell’ente che da parte dei propri colleghi».

Si capisce, allora, come sia difficile abbattere il muro di omertà che ancora è ben saldo dentro fabbriche e uffici e come, di contro, sia urgente favorire e promuovere comportamenti onesti e attenti, nuovi e virtuosi. Allora il primo passo può essere davvero dare “parola” e buon “nome” a chi sente la responsabilità di non voltare la faccia dall’altra parte per difendere un patrimonio che è di tutti. Comportamento straordinario che una volta “battezzato”, speriamo, diventi ordinario.

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