venerdì 31 gennaio 2014
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L’Italia è ultima tra i 28 Paesi dell’Europa quanto a velocità delle connessioni Internet. È al terz’ultimo posto, invece, seguita solo da Grecia e Cipro, per lo sviluppo della banda larga e la diffusione della rete veloce tra la popolazione. In sostanza, per chi se ne intende un po di più, navighiamo mediamente a meno di 5 mega, mentre 2 milioni di persone di fatto non conoscono la banda larga.Un ritardo tecnologico umiliante, persino frustrante, se si considera l’importanza che un’infrastruttura tecnologica di buon livello ricopre nel favorire lo sviluppo di attività economiche avanzate, di servizi efficienti e anche di una pubblica amministrazione meglio organizzata. L’arretratezza della rete, per avere un’idea, è anche una delle ragioni che porta gli italiani a usare relativamente poco Internet: ad accedere regolarmente alla rete è solo metà della popolazione, contro il 70% della media europea, mentre la diffusione del commercio elettronico è attorno al 17% (il 45% nell’Ue).Il ritardo, ora, rischia di non essere più solo una nota di colore. Gli scarsi investimenti del passato, pubblici e privati, hanno portato negli ultimi tempi persino a un calo della qualità delle connessioni, a causa di un aumento della domanda più netto delle risorse messe in campo dagli operatori, fino ad evocare lo spettro di un traumatico collasso della rete.Qualcosa, però, sembra muoversi. Se non altro perché gli obiettivi europei ce lo impongono: il 50% della rete dovrà viaggiare a 30 mega entro il 2017 e il 100% entro il 2020, quando la metà delle connessioni dovranno essere a 100 mega. Obiettivi possibili, ma a rischio «senza un ruolo continuo, attivo e vigile del governo e della presidenza del Consiglio», ha ammonito il rapporto sulle telecomunicazioni presentato ieri da Francesco Caio con il premier Enrico Letta. Gli operatori, a quanto risulta, hanno presentato piani di investimento coerenti con gli obiettivi europei, Letta ha espresso la necessità di una «forte accelerazione» con l’impegno del governo, parlando tuttavia dello scorporo della rete Telecom solo come «extrema ratio», nel caso lo sviluppo della banda larga non risultasse soddisfacente. Può essere la volta buona. Alternative non ce ne sono.
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