lunedì 27 ottobre 2014
Sostegno a profughi cristiani, yazidi e musulmani in fuga dal Califfato. Promosso da Focsiv e "Avvenire" il progetto mira ad aiutare chi vive ad Ankawa Mall, ex centro commerciale ora casa per 300 famiglie.
COMMENTA E CONDIVIDI

Una responsabilità, perché aver incontrato quegli sguardi o aver stretto quello mani lo impone da sé. Una responsabilità, restare al fianco di cristiani, yazidi o musulmani in fuga dal Califfato e dal «genocidio» del terzo millennio perché il solo sapere di questi crimini contro famiglie inermi, bambini innocenti, vecchi e disabili impone un dovere: testimoniare che c’è una umanità in noi, scritta nel profondo di ogni esistenza da servire e soccorrere. I profughi in Kurdistan, come ha detto il cardinale Ferdinando Filoni, inviato di papa Francesco ad Ankawa lo scorso agosto sono «le pecore più deboli, che il pastore si mette sulle spalle». Famiglie che mancano di tutto – come ha sottolineato il vescovo Nunzio Galantino, segretario generale della Cei, nell’intervista al nostro giornale di ritorno dalla recentissima missione a Erbil – ma che nei loro poveri ripari «hanno sempre il Crocifisso» con sé. Verso di loro c’è un dovere di fraternità, che il legame di fede – sono i fratelli e sorelle che dicono ancora "Padre nostro" in aramaico, la lingua di Gesù  – rende ancora più urgente come atto di carità preparato dalla preghiera corale della Chiesa italiana per loro nel giorno dell’Assunzione di Maria. Un dovere di solidarietà, anche per chi non crede, per non arrendersi, rassegnarsi all’indifferenza che vuole allontanare, nascondere, anestetizzare questa tragedia del nostro tempo. Intanto, mentre sono iniziate le piogge, e nelle montagne del Kurdistan si avvicina l’inverno che porta la colonnina del mercurio vicino allo zero, i profughi si chiedono: «Quando potremo tornare alle nostre case?». Una domanda a cui non c’è risposta, un problema per cui, al momento, non ci sono soluzioni. «Non laciateci soli» è, allora, un grido rivolto direttamente ad altri uomini, più che a impersonali istituzioni o governi. Di qui la mobilitazione attraverso gemellaggi coordinata dalla Caritas italiana. E in questo contesto l’iniziativa per aiutare i profughi a passare l’inverno, e cercare di superare l’angoscia promossa da Focsiv e "Avvenire" ad Ankawa Mall, ex centro commerciale diventato casa per 300 famiglie che hanno bisogno di coperte per coricarsi, stufette da accendere, scuole per i bambini da riattivare. Il progetto «Emergenza Kurdistan. Non lasciamoli soli», da oggi presente anche sul sito «emergenzakurdistan.focsiv.it» e sul nostro sito «www.avvenire.it» è un modo per resistere al loro fianco, nonostante il «gelo» che morde pure la nostra economia. Per poter continuare a guardare nel profondo quegli occhi e stringere senza ipocrisia quelle mani che implorano aiuto. <+RIPRODUZ_RIS>

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: