Segniamoci queste date
sabato 23 ottobre 2021

Fanno tremare i polsi le slide di Gaël Giraud, proiettate ieri al PalaMazzola di Taranto. Dovrebbero vederle tanti genitori. Nel calendario dell’umanità sono segnate in rosso due date: 2040 e 2100. L’economista gesuita le ha ricavate grazie agli studi del suo gruppo di ricerca alla Georgetown University di Washington: segnano il tempo dannatamente vicino in cui Europa del Sud – anche l’Italia – e Nordafrica avranno una decurtazione del 40% di acqua potabile a causa della siccità. E quando mezzo mondo sarà colpito da ondate letali di calore per almeno 50 giorni l’anno.

Giraud, che alla transizione ecologica ha dedicato un volume molto letto e non ancora abbastanza meditato, ha spronato i delegati della Quarantanovesima Settimana sociale, e quindi tutta la comunità cristiana e ogni persona di buona volontà e retto intelletto, a convertirsi davvero a una ecologia integrale. Ciascuno deve fare subito il suo compito: le imprese, le comunità e i singoli cittadini. E poiché il nuovo sviluppo verde non è un fatto solo privato, serve anche un deciso impulso politico.

Una seria risposta italiana, ieri a Taranto, è arrivata da Enrico Giovannini, il paladino dello sviluppo sostenibile che è stato fatto ministro delle Infrastrutture e della Mobilità sostenibili, e si colloca sulla giusta lunghezza d’onda. E la sintonia col premier Draghi su questa scelta fondamentale pare salda.

Dev’essere così. Ma ora la palla passa a ciascuno di noi, perché ai segnali dall’alto deve sommarsi la spinta che viene dal basso. Il cambio di stili di vita è il nostro potere. Ed è un dovere da condividere con figli e figlie. È un passo decisivo che non può essere ulteriormente differito. O il futuro sarà felicemente sobrio o non sarà un buon futuro. La mobilità, l’alimentazione, il rapporto con lo smaltimento dei rifiuti, la riduzione del fabbisogno energetico personale devono diventare punti fermi nella nostra cultura individuale e collettiva. La stessa Puglia che ospita la settimana sociale è alle prese con una crisi idrica e ha ancora, come tutt’Italia, acquedotti colabrodo. Ecco perché il tema dello spreco e della buona politica si intrecciano.

Ma non partiamo da zero e non mancano le buone pratiche cui ispirarsi per far viva e sempre più diffusa una nuova cultura dell’uso delle risorse. È possibile cancellare il rosso dalle date di Giraud sul calendario, ed è possibile con la solidarietà tra generazioni. Una studiosa come la rettrice dell’Università Bicocca di Milano Giovanna Iannantuoni, che ha trasformato il campus in un laboratorio all’aperto per il quartiere, dimostra cosa può fare la ricerca universitaria che non si chiude nella torre d’avorio. E tesse reti efficaci con il mondo imprenditoriale e il sindacato che sanno vedere davvero lontano. Vicende come quella di Taranto o dei veleni Pfas nelle falde venete sono un monito scolpito nella memoria di tanti e nella carne di nostri concittadini. Ambiente, lavoro e socialità sono connessi e tutto parte con lo sforzo dal basso di lasciare impronte ecologiche più leggere.

Ma questo può non bastare ancora per cancellare quelle due date. Giraud avverte che questo è il tempo una conversione integrale, un passaggio culturale e spirituale che metta in soffitta nell’antropologia occidentale l’immagine leonardesca dell’uomo di Vitruvio, bianco, sano e al centro della scienza. Saperi e poteri che escludono i poveri, i malati, gli scartati. Se vogliamo sostituirlo con una nuova immagine per ispirarci in questo tempo drammatico e ricco di sfide affascinanti, forse quella più adatta è san Francesco di Assisi cha parla con il lupo di Gubbio, un animale e forse la metafora di un emarginato. È lui il simbolo di una umanità che condivide in modo non violento le ricchezze di questo pianeta e inverte la marcia verso la catastrofe.

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