sabato 6 agosto 2016
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Gentile direttore,
a proposito della pagina 3 di "Avvenire" che lo scorso 3 agosto ha ospitato l’analisi del professor Olivetti sul tema della riforma elettorale e due interventi che hanno toccato soprattutto la questione dei prossimi referendum sulla revisione di alcuni punti nodali (soprattutto Bicameralismo e rapporti Stato-Regioni) della seconda parte della Costituzione, mi consenta di proporle una osservazione e una riflessione. L’osservazione è che trovo fuorviante proporre ai lettori una riflessione congiunta su legge elettorale e referendum costituzionale. Sono due argomenti nettamente distinti: la prima è una legge ordinaria e, per quanto è dato conoscere, al momento non è sottoposta a referendum. Qualora lo fosse, si tratterebbe di un referendum abrogativo (art. 75 Cost.) e non di un referendum confermativo (art. 138 Cost.). Mettere insieme le due cose può indurre a confusione anche nel voto. La riflessione riguarda le argomentazioni a favore del No alla conferma referendaria della riforma costituzionale. Esse confrontano la proposta di riforma costituzionale con la riforma che ciascuno avrebbe preferito. Ma il Sì o il No vanno espressi confrontando la Costituzione vigente con la proposta e non la riforma della Costituzione proposta con quella, quasi sempre diversa, di ciascun interlocutore. Mi consenta di chiudere con gli auguri a chi sarà capace di raggiungere una maggior condivisione sulla prossima revisione della Costituzione, questa o quella che sarà confermata dal referendum, che il tempo renderà certamente necessaria, perché anche la Costituzione è una legge umana sempre perfettibile. Cordiali saluti.
Alberto Tomat
Prendo attenta nota della sua perplessa «osservazione», gentile signor Tomat, ma non sono del suo stesso avviso. Non credo cioè che l’analisi di Marco Olivetti sulla legge elettorale e il dibattito "in pagina" tra le diverse «ragioni» di alcuni autorevoli politici favorevoli e contrari alla riforma costituzionale che sarà presto sottoposta a referendum possa aver ingenerato la «confusione» che lei teme. La vera «confusione» che io temo è quella di chi - da politico e da propagandista - lavora anche con malizia perché si decida in sede di referendum confermativo a prescindere dal merito della riforma costituzionale, quasi solo sulla base di antagonismi o sostegni pregiudiziali nei confronti del premier Renzi e persino per ripicca nei confronti di questo o quel provvedimento. Un modo davvero piccolo di affrontare un passaggio delicato e importante per la vita della nostra democrazia. Spero che queste manovre pesino poco e che i cittadini-elettori valutino e decidano con sana consapevolezza. Per quanto possiamo, con l’informazione di "Avvenire" cercheremo di dare una mano in questo senso.
Marco Tarquinio
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