«Ma i magistrati sono ormai sovrani?». Non lo sono e non possono diventarlo
venerdì 10 marzo 2017

Caro direttore,

mi ha colpito molto il quadro disegnato dall’analisi di un giurista fine e attento come Carlo Cardia su “Avvenire” (9 marzo 2017) a proposito delle assurde sentenze propiziate ed emesse da certi magistrati. Ma i magistrati sono forse sovrani assoluti? Non esiste un Consiglio Superiore e quando qualcuno emette sentenze evidentemente contro-legge non esistono e non sono possibili provvedimenti? Solo gli altri cittadini, se sbagliano, devono pagare? O c’è davvero almeno una “casta” che ha il privilegio dell’immunità?

Silvio Ghielmi, Milano

Io penso di no, certi fatti dicono di ni. E inclinano rischiosamente al sì. La lista, caro dottor Ghielmi, purtroppo non è più brevissima e la profonda e documentata analisi del professor Cardia pubblicata proprio ieri mi consente di limitarmi a citare un paio di casi appena. Quello generato dalla sentenza della Corte di Appello di Trento su una doppia paternità riconosciuta nonostante tra i presupposti ci sia il ricorso all’affitto di un grembo di donna-madre, una pratica che la legge italiana non ammette in alcun modo. E quello, freschissimo, scatenato ieri da due sentenze del Tribunale dei minorenni di Firenze tese a riconoscere l’adozione gay non ammessa nel nostro ordinamento, ma realizzata secondo regole vigenti in un’altra nazione, e questo proprio mentre in Parlamento si sta discutendo della riforma dell’istituto dell’adozione. Gesti che non sono più di giustizia. Cioè non amministrano una giustizia nella quale ci si fa carico dell’interpretazione della legge, ma rivelano una attività normativa impropria nelle aule giudiziarie, che si fonda sulla disapplicazione della legge vigente in Italia e persino sul suo capovolgimento in nome di un’altra legalità. Un processo, ne ha scritto con lucido realismo un altro fine giurista Pier Giorgio Lignani su “Avvenire” del 7 marzo 2017, che sta creando una sorta di «diritto transnazionale» che sfida e, di fatto, punta a esautorare i legislatori nazionali, finisce per snobbare la stessa Corte costituzionale e mette tra parentesi, come ha dimostrato Carlo Cardia, anche alcuni grandi princìpi scolpiti nelle Convenzioni e Dichiarazioni che danno corpo al diritto sovranazionale. Anch’io come tanti sono fortemente preoccupato da questo processo, che a volte mi indigna e sempre mi addolora. Perché stimo davvero tanto, e difendo, il servizio reso dai magistrati nei diversi ruoli a cui sono chiamati. E continuo a credere che il giudice debba essere soggetto soltanto alla legge, ma certamente (e senza ingiustificabili immunità) alla legge. Come ogni cittadino onesto. E, come ogni cittadino onesto, libero di non essere d’accordo e di condurre una battaglia politica e di coscienza per cambiare norme che si ritengono sbagliate o incomplete, ma non di scegliersene (o di inventarsene) altre.

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