mercoledì 19 giugno 2019
Il voto dei cattolici nelle scorse elezioni europee rivela due dati molto evidenti: che una metà abbondante si sarebbe astenuta e che l'altra si distribuisce tra Lega, Pd e, staccati, 5 Stelle
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Caro direttore,

il sondaggio pubblicato da 'Avvenire' sulla scelta di voto dei cattolici nelle scorse elezioni europee rivela due dati molto evidenti: che una metà abbondante si sarebbe astenuta e che i cattolici votanti si distribuiscono soprattutto tra Lega (in questo momento prevalente), Partito Democratico e, con diversi punti in meno (a differenza delle politiche), Movimento 5 Stelle. Due sono quindi gli approfondimenti che varrebbe la pena portare avanti: il dato sull’astensione e il voto dei cattolici praticanti, che sono una minoranza ma pur sempre significativa.

Sul tema dell’astensione – anche volendo prendere i numeri in modo prudente – impressiona quel 52% di non-votanti tra i cattolici che vanno a Messa ogni settimana; la media degli astenuti è del 46%. E questo nonostante gli appelli al voto da parte del Papa, dei Vescovi e delle Associazioni laicali, i molti discorsi sul dovere e la responsabilità di partecipare e, riguardo alle elezioni europee, una varietà di opzioni amplissima, seppure condizionata dal problema della soglia del 4%. Non so se esistano studi sull’astensionismo dei cattolici, fenomeno che mi pare piuttosto recente e inedito (siamo di fronte a un non expedit stavolta non imposto dall’alto, ma scelto deliberatamente?). Certamente esso rivela un’insoddisfazione per le opzioni in campo, ma è sufficiente tale elemento per giustificare una diserzione così ampia? Possibile che la sfiducia verso la politica e le istituzioni abbia contagiato così tanto anche i cattolici più impegnati? Sarebbe interessante sentire il parere non solo degli esperti, ma anche di tanti di noi che vivono dentro la comunità ecclesiale.

Riguardo al pluralismo delle opzioni politiche il problema che oggi si pone – senza con ciò ergersi a giudici di chicchessia – è se le scelte (che nella realtà umana riguardano sempre opzioni 'imperfette') siano compiute con un impegno di discernimento personale e comunitario, fatto anche di approfondimento e di valutazione – magari sofferta, ma autentica – di cosa sia meglio per la comunità umana. Sarebbe da capire se si fa lo sforzo di mettere in fila programmi, valori, ma anche di leggere il contesto storico concreto – qui e ora – in cui le proprie scelte si inseriscono e le conseguenze che esse hanno per il futuro. Nando Pagnoncelli, il ricercatore sociale responsabile del sondaggio sopra richiamato, afferma senza mezzi termini che i cattolici si comportano più o meno come il resto degli italiani: «Il processo di frammentazione identitaria riguarda anche loro. Se la politica è un frammento anche la fede religiosa lo è; e spesso non conforma i comportamenti dei credenti. Dal che deriva la tendenza alla 'religione fai-da-te', il ricorso alla 'coscienza'. Posso amare papa Francesco e volere i porti chiusi. Il cattolico vive in quest’Italia e si comporta da elettore. Punto». Il problema è che «coscienza» e «fai-da-te» per un cristiano non sono la stessa cosa... Ma non è lamentandosi o scandalizzandosi che si potranno affrontare questi temi. Ancora una volta il percorso da intraprendere – sempre difficile, sfidante, che richiede un lavoro paziente e continuo – è quello della formazione, della creazione di occasioni di confronto, del discernimento che è dovere ineludibile di ciascuno a livello personale, ma che dovrebbe anche essere oggetto di percorsi comunitari. La nostra rete di associazioni 'C3dem- Costituzione, Concilio, Cittadinanza' esiste anche e soprattutto per questo. E lo stesso va detto per le grandi e piccole associazioni laicali, alcune parrocchie e gruppi, religiosi e religiose. Senza dimenticare il ruolo molto importante dei media cattolici, da 'Avvenire' a Tv2000 alle tante riviste, siti web, blog, che per fortuna ancora oggi animano il mondo cattolico.

Forse, però, è necessario uno sforzo ulteriore. Questo giornale ha meritoriamente ospitato nei mesi scorsi una serie di interventi che, seppur con sfumature diverse (e non sempre collimanti), propugnavano luoghi e occasioni di confronto, formazione ed elaborazione insieme. Alcune ottime iniziative di condivisione sono in movimento, ma forse manca ancora il coraggio di fare un passo più in là rispetto alle esperienze già in essere, pur valide. A scanso di equivoci, non intendo qui riferirmi a un nuovo 'partito cattolico' ma a forme di ampia collaborazione nell’ambito 'pre-politico', sia a livello nazionale che locale. Non è mai troppo tardi per provarci.

Coordinatore rete 'C3Dem Costituzione, Concilio, Cittadinanza'

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