Sanseito, il partito populista nato su YouTube che vuole “prima il Giappone”

Con i 15 seggi vinti contro i 6 previsti (e uno solo occupato prima del voto), il gruppo fondato dall’ultranazionalista Sohei Kamiya diventa l'ago bilancia per la stabilità di Tokyo. Ecco com'è nato
July 20, 2025
Sanseito, il partito populista nato su YouTube che vuole “prima il Giappone”
Fotogramma | L'ultranazionalista Sohei Kamiya, fondatore del gruppo Sanseito
È stata una vittoria superiore alle aspettative, quella registrata nelle elezioni di domenica in Giappone per la Camera dei Consiglieri (il Senato giapponese) da Sanseito, il partito nato nel 2020 nel clima della pandemia di Covid e nel fallimento economico e di immagine delle Olimpiadi, cresciuto su YouTube in obiettivi e consensi. Nel suo mirino non solo gli avversari politici ma pure immigrati e turisti; nei programmi anche riarmo e deterrenza nucleare. Con i 15 seggi vinti contro i sei previsti e l’unico detenuto prima del voto, il gruppo fondato dall’ultranazionalista Sohei Kamiya con lo slogan “Prima il Giappone” ha ora il diritto di proporre leggi e soprattutto la possibilità di diventare ago della bilancia fra la maggioranza formata dal Partito Liberal-democratico con l’alleato Komeito e l’opposizione indirizzata dal Partito democratico costituzionale che domenica ha ottenuto 22 seggi, più che raddoppiando i precedenti. Tuttavia, primi a pagarne le conseguenze, anche sul piano interno saranno proprio i liberal-democratici, con evidenti defezioni dell’ala ultra-conservatrice verso il Sanseito.
Dopo avere perso la Camera dei rappresentanti nel 2024, la coalizione di governo giapponese ha ceduto ieri all’opposizione anche quella dei Consiglieri, il Senato di Tokyo, scendendo da 141 a 122 seggi. Il peso della sconfitta ricade sul premier Shigeru Ishiba, in carica dal primo ottobre dello scorso anno, considerato dagli elettori poco incisivo nel contrastare le preoccupazioni primarie indicate nei sondaggi: l’aumento dei prezzi, la tutela di una crescente popolazione anziana, le nascite in caduta libera, il rischio di conflitto.. La sua coalizione aveva bisogno di almeno 50 eletti per garantirsi una risicata maggioranza e invece i 47 seggi vinti sui 124 in ballottaggio – la metà dei senatori destinata al ricambio ogni sei anni - hanno decretato la sconfitta e l’apertura di un tempo di incertezza per la gestione del Paese.
Su un altro piano, Ishiba ha pagato la percezione di non essere in grado di tutelare gli interessi nazionali, a cominciare dalla “partita” in corso sui dazi imposti da Trump, ma anche sul piano dell’immigrazione e dell’insicurezza percepita ad essa associata.
Già nella notte, quando la sconfitta era apparsa chiara, il premier ha dichiarato di accettare “il duro risultato” ma ha respinto le dimissioni e, per ora, un rimpasto di governo, per condurre senza ulteriori esitazioni il negoziato con Washington. Questo suscitano una preoccupazione crescente che dal piano economico si estende a quello strategico, merito anche delle pressioni di Trump perché Tokyo copra una parte consistente dei costi della presenza militare Usa, e il timore per un disimpegno statunitense che è pure alla base della crescita del Sanseito.
Le tesi nazionaliste da esso proposte includono il riarmo e le modifiche alle leggi in linea con l’articolo 9 della Costituzione che finora hanno impedito alle Forze di autodifesa giapponesi di avere un ruolo (anche dissuasivo o preventivo) all’esterno del territorio nazionale. Qualcuno nel partito arriva a sostenere la necessità di accedere all’arma nucleare. Estremiste ma in crescita di consensi sono pure le posizioni riguardo la presenza straniera sul territorio. I 3,8 milioni di individui residenti a fine 2024 possono sembrare pochi su una popolazione di 124 milioni e necessari per provare a bilanciare una forza lavoro giapponese in contrazione e in invecchiamento. L’alternativa proposta però, è una prolungata permanenza degli anziani nell’ambito produttivo e un’automazione ancora più accentuata della produzione e nei servizi. Tesi estreme, si direbbe, tuttavia con un credito crescente tra la popolazione esasperata anche da un super-turismo che ha raggiunto i 21,5 milioni di presenze nel primo semestre dell’anno. Un numero record, che se è in linea con la prospettiva promossa dal governo di arrivare a 60 milioni di visitatori all’anno entro il 2030, collide sempre più con sensibilità e interessi locali.

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